VITAL REMAINS: ICONS OF EVIL
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02/07/2007Più violenti e malvagi che mai, i Vital Remains sono tornati a distanza di quattro anni con questo nuovo "Icons Of Evil", prodotto dal grandissimo Erik Rutan (ex Morbid Angel, Hate Eternal). Schiacciando "play" sul lettore, dopo il minuto e mezzo di intro presa direttamente dal colossal "The Passion" di Mel Gibson, (guardando la grevissima cover non è difficile immaginare quale momento del film sia stato selezionato) si sente l'urlo disumano di Glen Benton che inveisce contro il suo Nemico giurato urlando "Where Is Your God Now??!!!" subito seguito dal furioso e disumano blast beat di Suzuki che dà l'avvio alle danze. La formula di "Icons" non differisce molto da ciò che i deathster di Providence ci hanno sempre proposto: pezzi velocissimi, molto lunghi e articolati, che hanno il sapore di una lunga giornata passata insieme ai simpatici scagnozzi di Torquemada nelle segrete dell'Inquisizione. Per farla breve, durissime e interminabili mazzate sui denti, roba per metallari davvero duri come l'acciaio. E quindi, si chiederà l'ascoltatore, cos'è questo non-so-che che prorio non mi sconpinfera? Ve lo dico io: la quasi totale assenza di novità nella proposta. Benton non appare al massimo della forma, e l'album, per quanto suonato bene e con la giusta attitudine, proprio non riesce a stupire, per non dire a non annoiare, alla lunga. Insomma, cari Vital Remains, se il vostro scopo è essere delle "icone del male", allora ci siamo. Ma per il resto.... Peccato. P.S. Interessante (ma nulla di più) la cover di Malmsteen, a fine album.
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