TOMMY TALAMANCA: Na Zapad
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11/04/2013Come nell'eterno ritorno, anche nel primo lavoro solista di Tommy ritroviamo un riscontro spazio-temporale (aprire le danze con "Vostok"... e congedarsi con "Na Zapad", rispettivamente "Ad Est" e "Ad Ovest"). E non ci poteva che essere migliore presupposto per fare un viaggio del genere dove ogni ri-arrangiamento trova collocazione in un'esperienza ben specifica, un momento, un'esperienza che chiunque di noi può fare ascoltando un disco: ascoltando questo disco. La traccia d'apertura è ammaliante, e riesce con la più pura semplicità a catturare gli ultimi fragori di luminosità, esternati dalle ormai lontane Betelgeuse e Bellatrix. Come rivivere un p'o le stesse sensazioni, recepire il messaggio al tempo non del tutto spiegato, e rendergli omaggio ponendogli la fine più adeguata possibile. Nonostante il semplice e un po' fuori luogo omaggio che si è voluto rendere ridando nuova voce ad un famoso brano di John Carpenter, 'Na Zapad', riesce sia nel complesso, sia nella stessa titletrack a soddisfare le nostre aspettative. Come in "Wala" (con tanto groove, prog rock anni 70 e cenni di jazz-fusion): infatti, essa preferisce mostrarsi con una struttura insolita, inattesi break ed un finale da godere appieno, breve, ma intenso. Tanti i momenti che ci stupiscono in questo lavoro. Alcuni molto intimisti come il tuffo nella chitarra flamenco di "Oeste" (che in spagnolo appunto, significa ovest), ed altri enigmatici ("Syn - Ballein", preceduta dal sussurro di chitarra acustica di "Dia - Ballein"). Non vi aspettate le solite cose, no, niente tastiere a volontà e nessuna voglia di scimmiottare neanche lontanamente i chitarristi che nella loro carriera sono soliti dedicarsi al 100% a brani strumentali. 'Na Zapad' è un viaggio, lo ribadiamo, e come tale riesce a scoprire ogni lato dell'artista Talamanca, che sia esso desideroso di porsi "timido", o più aggressivo. Tra brani leggermente più "standard" e altri che a nostro avviso rappresentano il top di questa release, gli strumenti inusuali sono l'ennesima ciliegina sulla torta e farciscono senza strafare ogni angolo, di ogni brano. Da una parte vogliamo parlare di "Arevelk' - Arevmutk'" che, come il titolo suggerisce, guarda verso oriente. Le prime note quasi spiegano nell'aria un pentagramma maledetto, qualcosa di antico e misterioso, capace di rievocare spiriti di civiltà mai conosciute. Le chitarre nel bel mezzo, senza pietà, sfiorano l'aria, dando al brano un tono più suggestivo. Suggestività che permea tra l'altro nell'intero disco. Dall'altra parte risplende di luce propria anche "NBB", magari la più "completa", o quasi standard, se ci permettete il termine. Essa ci introduce in un mondo a sé stante, dove prima sono le percussioni a farla da padrone (un richiamo a "Jagriti"), e poi un ritmo che solo nell'ultimo minuto, con tutta la calma possibile, riesce a sconvolgere l'intero scheletro, sottomettendolo con brevi singhiozzi di chitarra. 'Na Zapad' è seducente, e "A o" definisce tale aspetto. Introduce gli ultimi minuti del disco, dà maggior spazio alla chitarra, e si apre completamente attraverso un ottimo arrangiamento (non avevamo dubbi), e un accompagnamento curioso sul finale dove è il basso che spinge dolcemente la melodia creata. Creando qualcosa di magico. E qui di magia ce n'è davvero tanta.
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