SOEN: Memorial
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30/09/2023Ormai sta diventando un dato di fatto che i Soen stiano assurgendo a vette altissime, attraverso una musica che si inebria di un'improbabile commistione fra poesia ed heavy metal, elevando quest'ultimo a dignità d’arte. Il precedente 'Imperial' sembrava aver segnato un punto di non ritorno nello stile dei cinque svedesi, nonché il raggiungimento di un livello artistico difficilmente eguaglabile; il nuovo 'Memorial', invece, riesce nell'impresa portando avanti i concetti consolidati nei lavori pregressi, senza scombinarne i connotati ed evitando di sconfinare dell'auto-plagio. Ad emblema della crescita dei Soen, anche in termini di popolarità, può essere presa la magnifica ballad "Hollowed", tanto convenzionale quanto emozionante, nella quale si può godere di una sfolgorante prova della nostrana Elisa (sì, proprio quella di "Pipes & Flowers") capace di intrecciare le sue suadenti armonie vocali con la altrettanto affascinante voce di Joel Ekelöf. Ancora una volta, infatti, il cantante è autore di una prestazione ben sopra le righe, abile ed esperto nel caratterizzare la musica dei Soen attraverso melodie ricolme di una sorta di malinconia atavica, figlia di un mal di vivere che, però, non limita la voglia di essere forti, intensi e spigolosi. I suoni si sono fatti ancora più affilati e roboanti che mai, basta ascoltare il brano di apertura "Sincere" o il premonitore "Violence" in cui le chitarre sferzano note sempre soavi poggiando sul, solito, fantastico lavoro dietro le pelli di Martin Lopez, incisivo, preciso e marziale, come sempre. Ma 'Memorial' vive anche attraverso le melodie quasi commerciali del primo singolo "Unbreakable", andando a generare un'apparente dicotomia fra violenza controllata ed aspirazioni radiofoniche, il tutto condito da un testo che analizza come il credere in qualcosa ciecamente possa limitare noi stessi, in quanto esseri umani, con una neanche tanto velata polemica nei confronti di politica e social media. A questo punto la musica dei Soen è divenuta un'intersezione pressoché perfetta fra pulsioni moderne e stilemi classici, in un matrimonio apparentemente contrastante ma che, comunque, "S'ha Da Fare". A dimostrazione del coraggio e della voglia dei "Nostri" di giocare con le contaminazioni può essere presa la conclusiva "Vitals" che, fra echi Pink Floyd-iani, atmosfere da piano bar ed un Joel a tratti in versione crooner, riesce comunque a mantenere un'anima metal. Grande album, da ascoltare senza fretta, con mente libera da ogni pregiudizio e con il cuore aperto e pronto ad accogliere un flusso di emozioni costante che stordisce ma, al contempo, lascia un senso di piacevole compiutezza.
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