TIAMAT: CLOUDS
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28/02/2005I Tiamat hanno sempre rappresentato un calderone di buone idee (a volte rigorosamente contro corrente) nel campo della musica metal in generale. Se i loro primissimi passi furono mossi nel campo di quel death metal che ben o male influenzò quasi tutte le bands scandinave di questo periodo, i successivi lavori mostrarono un approcio nettamente più personale, accostabile al doom per certi versi, ma sempre e comunque partorito dalla fervida mente del singer Johan Edlund. Sebbene lontano dal poter essere considerato il classico "tiranno" della band, è sempre stato per merito suo che ogni album dei Tiamat è divenuto poi fondamentale. In occasione di 'Clouds' (1992) la band sfornò uno dei suoi migliori dischi di sempre, il migliore di certo fino a quel punto, che aprì nuove strade ai Tiamat e allo stesso tempo non tagliò nessuno dei ponti con il passato (neanche troppo distante) rigorosamente death metal. Mi piace considerare 'Clouds' come un'opera altamente intima e personale, underground per definizione, che accosta parti atmosferiche e melodiche ad altre decisamente più aggressive, retaggio del passato. In un periodo nel quale facevano capolino le grandi doom metal bands moderne (Anathema, My Dying Bride e Paradise Lost su tutte, ma non solo...) i Tiamat seppero confezionare un prodotto che alla luce di questi ascolti potrebbe ANCHE essere definito doom, ma a patto di non cadere nell'errore di paragonarlo ai lavori delle bands sopra citate. Ogni canzone contenuta qui è un episodio indipendente ed unico, non vi è l'ombra di qualsiasi concept album (anche se le tematiche trattate riguardano tutte l'Aldilà, i sogni ed il trapasso in generale fra la Vita e la Morte): "In A Dream", "The Scapegoat" (che si apre con un riff preso in prestito dal primo album: 'Sumerian Cry' del 1990) e la conclusiva "Undressed" (da ascoltarne molto bene la parte finale) sono solo alcuni esempi di questo stupendo album, che mostra secondo me il lato migliore della band, che purtroppo in futuro sarà pian piano relegato in secondo piano. I testi, in particolare, tutti ad opera di Edlund, mostrano una sua straordinaria propensione per questioni di questo tipo, intelligenti e mai banali sono tutti importanti (e perché no, anche belli da leggere solamente): a tal proposito vorrei segnalare quello di "A Caress Of Stars"... una vera poesia! Ogni membro del gruppo, a cominciare dallo stesso Edlund per proseguire con Thomas Petersson (chitarre), Johnny Hagel (ex-Therion, basso), Kenneth Roos (tastiere) e Niklas Ekstrand (batteria) svolge in maniera egregia il proprio compito senza strafare, ma sempre con un occhio attento a produrre belle ed accattivanti atmosfere e a mantenere il livello della canzone alto, forti anche di una produzione estremamente pulita e cristallina, che rende in maniera ottimale, secondo me, le otto canzoni alle orecchie dell'ascoltatore. Recentemente ristampato dalla Century Media, penso che sia una buona occasione per tutti coloro che amano le atmosfere sognanti e oniriche, ma senza le lagne delle gothic bands di oggi.
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