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STUMP, JOE: VIRTUOSTIC VENDETTA

data

06/07/2009
59


Genere: Guitar Hero
Etichetta: Lion Music
Distro:
Anno: 2009

Joe Stump. Come direbbe Carmine Faraco (l’uomo dei pecchè della nota trasmissione Colorado Cafè) "la domanda non è: chi è? No, la domanda è: pecchè?" Perché Joe Stump è toccato a noi? Cosa abbiamo fatto di male? Per chi non conoscesse i trascorsi di questo axeman americano possiamo brevemente riassumere che, oltre ad una notevole sequela di album solistici, di cui 'Virtuostic Vendetta' rappresenta l’ ottavo atto, sono noti anche i suoi Reign of Terror (quattro gli album) e i recentissimi Holy Hell usciti per l’etichetta di Joe Di Maio e che vedono non a caso ai tamburi Rhino,una vecchia conoscenza per i fans dei Manowar . Potrei continuare con l’elenco delle sue partecipazioni ad album di altri artisti, progetti, etc ma non è questo il punto: Stump è noto al mercato discografico mondiale come il più celebre clone di un altro axeman, questa volta svedese e molto, molto più celebre. Esatto, parlo di Yngwie J. Malmsteen. Badate bene non ho scritto emulo bensì proprio clone: dalla musica suonata al modo di vestire, dal modello di chitarra alle pose nei servizi fotografici, sino ai quei Reign of Terror in salsa Rising Force, che negli ultimi due platters hanno visto, di nuovo non a caso, un certo Michael Vescera alla voce (noto per i suoi trascorsi anche burrascosi proprio con Malmsteen), tutto porta a definire così questo shredder che vanta un passato come insegnante al prestigioso Berklee College of Music di Boston. Ma c’è un'altra cosa, la più importante, la più evidente a chi ascolta questo suo come back solista, che accomuna la sua discografia con parte di quella del virtuoso di Stoccolma: la mancanza di gusto e senso della misura in fase di composizione dei pezzi. Dodici tracce di shredding neoclassico al limite dell’emicrania per oltre settanta, e dico settanta, minuti di note vomitate da una Stratocaster a velocità supersonica. Lunghi assoli con un accompagnamento ritmico (i trasparenti Rigney e Gates rispettivamente al basso e alla batteria) statico e qualche timido accenno di tastiera (probabilmente suonata dallo stesso Stump) declinata qua e là a mo di clavicembalo sono lo standard compositivo di questa nuova prova in studio. La produzione (indovinate affidata a chi?) è lievemente superiore agli ultimi lavori di Malmsteen, quindi poco più di un demo abbastanza impastato; e nonostante questo mi sento di applaudire a "The Beacon", quinta e unica traccia davvero degna di menzione sia a livello di gusto che di originalità. Le altre, a dire il vero, non sono brutte: anzi sono tecnicamente inappuntabili, solo che, per chiunque sia avvezzo a questo genere musicale figlio di Malmsteen e ancor prima di un certo Ritchie Blackmore, il tutto risulta una ennesima riproposizione di soluzioni stranotissime.

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