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STREET TALK: V

data

27/06/2006
83


Genere: AOR
Etichetta: MTM Music
Anno: 2006

Quando Fredrik Bergh annunciò la fine della carriera degli Street Talk molti rimasero a bocca aperta ed increduli, nonostante le voci di una possibile uscita dalle scene della band svedese si rincorressero da tempo. Ma come tutte le scelte fatte senza un valido motivo alla base, e per nostra fortuna, lo stesso Bergh decise mesi addietro di riprendere in mano il timone e di solcare di nuovo i mari dello show-biz, ritornando sui suoi passi e senza ancora farci capire bene il motivo dello scioglimento. In ogni modo, tralasciando questi aspetti che non credo possano interessare in sede di recensione, gli Street Talk si ripresentano con un disco ricchissimo di fascino e classe, proseguendo sullo stesso piano dei precedenti grandissimi album come se non si fossero mai fermati. Difatti, il filo conduttore che tiene insieme la loro carriera è quella non solo di non aver mai sbagliato un disco, ma di avere sempre realizzato materiale di livello qualitativamente altissimo. Situazione che si ripete, quindi, anche in questo "V" che ripercorre le sonorità dei precedenti, ma con una leggera quanto palpabile virata verso il sound della Westcoast e verso quello americano in genere: "Just A Little Appetizer" è un omaggio sfrontato ai Toto, ed allo stesso tempo un brano eccezionale che finisce dritto tra i migliori di sempre scritti da Bergh. Stesso discorso vale per "If I Could" e "Sniper". Veloci, esplosivi e cosi dannatamente veluttati, con arrangiamenti accurati e funzionali che giocano a favore della canzone e non del sensazionalismo, e produzione pulitissima che ci consegna un sound diventato un marchio di fabbrica. Non mancano momenti più soft in tipico Street Talk sytle come "At The End Of The Day", e "Groundhog Day", due semi-ballad che mirano con priorità assoluta al cuore con malinconica delicatezza decantata da un Gorn Edman in perenne stato di grazia. In definitiva, un disco completo, avvincente, anche tecnicamente validissimo. Un disco AOR come non se ne ascoltano molti in giro oggi, e questo nonostante "V" non sia il loro miglior prodotto. A dimostrazione di un evidente, lapalissiano stato di superiorità.

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