SILVER: GOLD

E' proprio vero che le rinascite saltano fuori quando meno te lo aspetti, e anche i Silver non si sottraggono a questa oramai collaudata regola, resa ancora più veritiera, ultimamente, anche dall'ottimo ritorno dei dati per finiti Bon Jovi. In casa Silver, un po' come in quella della band del New Jersey, si respirava un'aria di rassegnazione alquanto tangibile e questo dopo due cd di scarso valore quali "Intruder" e "Addiction", due episodi che si discostavano in maniera decisa dalla buona qualità musicale dell'omonimo esordio. Il nuovo lavoro, nonostante non raggiunga i fasti del già citato debut album, riesce comunque a riportare la band sull'agognata via maestra, ridando smalto e pathos ad una proposta sicuramente interessante. La vera forza dei Silver è, senza dubbio, quella di saper miscelare diversi elementi artistici (hard melodico, dark rock e AOR) in un'unico impasto sonoro, il quale ha costituito, nel tempo, un vero e proprio marchio di fabbrica di questo peculiare gruppo. All'interno di "Gold" tutti questi punti vengono ripresi nel migliore dei modi, impreziositi dal supporto del grande Tommy Denander alla chitarra, uno dei veri e propri re Mida delle collaborazioni musicali. Dal punto di vista qualitativo tutte e dieci le tracce scorrono via in maniera piuttosto piacevole, con un cenno di dovere alla riuscita versione della Bowieana "China Girl", rielaborata con buona capacità interpretativa. La presenza di altri due nomi del calibro di Andi Broon e Mike Bar (Sisters Of Mercy) contribuisce a rendere il risultato finale ancora più vario e di particolare spessore, ottimo per ridare linfa e smalto ad una proposta che, detto con estrema franchezza, sembrava aver veramente detto tutto quello che c'era da dire. Certo questo è pur solo un buon inizio, ma fa sicuramente ben sperare per il prossimo futuro.