SAGA: 10.000 DAYS

I Saga sono diventati assai prolifici in vecchiaia. Tra dischi nuovi, raccolte, live album e vecchi classici della loro discografica riregistrati si ritrovano sul mercato, in pratica, due volte l'anno. Adesso è il turno di '10.000 Days', nuovo viaggio che segna un piccolo passo indietro rispetto alla direzione stilistica del precedente 'Trust' più orientato verso il progressive. I canadesi a 'sto giro riprendono quello che hanno sempre suonato in linea di massima, cioè un pomp rock di classe con sporadiche fughe nel progressive. Invertendo l'ordine dei fattori, si sa, il risultato non cambia. Così ci ritroviamo tra le orecchie il tipico ottimo disco di una band che a testa bassa procede lungo le coordinate che l'hanno resa famosa. Processo che non dovrebbe arrestarsi visto che il CD vanta brani superlativi come "Book Of Lies", straripante ondata di tastiere che consegna la seconda parte del brano tra le migliori mai incise dai fratelli Crichton, o come la title track, atipica di semi-ballad ultra pomposa che tocca apici di dolorosa teatralità. Peccato per qualche caduta di tono come in "More Than I Deserve" dove il mestiere cuce le toppe di velluto sui gomiti del già sentito decine di volte facendolo passare per un brano "casual". Ma ai Saga, in questa sorta di seconda giovinezza, al cospetto di dischi come quello in oggetto, si perdona tutto. Sempre eleganti, tecnicamente ineccepibili, i nostri chiudono il lavoro con un altro brano eccellente, quel "It Never Ends" dal titolo sibillino che sembra messo lì sul finire a testimonianza del fatto che ne hanno ancora da vendere nonostante questo sia il disco, ahimè, dell'abbandono del frontman Michael Sadler. Molto suggestiva la copertina.