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RITUAL STEEL: A HELL OF A KINGHT

data

25/09/2005
60


Genere: Epic Metal
Etichetta: Miskatonic
Anno: 2003

Non è il solito disco power tedesco di ultima generazione farcito di tastiere e doppia cassa. I Ritual Steel sono tra i pochi esponenti teutonici di quell’inaspettata rivincita che sta avendo l’epic metal in questi ultimi anni. Come in tutti i movimenti musicali ci sono nomi destinati a diventare dei portabandiera e altri che invece si limiteranno ad arricchire le schiere dando il loro più modesto contributo. I Ritual Steel appartengono a questa seconda categoria. Possiamo tranquillamente dire che la band punta tutto sull’impatto immediato seguendo un po’ l’esempio del vecchio power tedesco alla Grave Digger e un po’ le lezioni dei maestri Omen e Manilla Road, seppure in chiave molto più semplicistica. La voce di Sascha Maurer si muove su toni alti e alterna parti pulite a improvvise grida isteriche che riportano alla mente lo storico Chris Boltendahl dei suddetti Grave Digger. Detto ciò, se canzoni efficaci come “Hell Brigate”, “Armageddon Symphony” e la stravagante “Where I Shall Sleep?” riescono a divertire con melodie orecchiabili e strutture facili, le varie “Solar Maiden”, “Master Age” e “No Escape” non brillano certo in termini di originalità (per non parlare di cose tipo “Twon”, che sono quantomeno imbarazzanti…). In generale la seconda parte del disco non regge il confronto con la prima, anche a causa di una certa monotonia di concetto. Ma a riportare in alto la situazione ci pensa l’omonima “Ritual Steel”: ottima chiusura di massiccio epic metal, questa volta più meditato, con tanto di interessanti rallentamenti doom e un’atmosfera di tutto rispetto. L’impressione che si ha ascoltando “A Hell Of A Knight” è quella di avere a che fare con musica fatta per più divertirsi che per divertire. È evidente che i Ritual Steel intendano innanzitutto pagare tributo ai loro eroi e andare avanti per la loro strada, senza puntare troppo in alto e senza badare alle tendenze commerciali. Forse si tratta di musica un po’ fine a se stessa, ma infondo non me la sento di criticarli per questo…

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