ALLHELLUJA: INFERNO MUSEUM
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31/05/2005Ok, quanti si stanno chiedendo se ho fumato una canna prima di scrivere il genere di questo gruppo? Alzate bene le mani... beh dai, credevo peggio. Comunque no, non mi sono fatto di nulla. E' solo che questi simpatici fanciulli poco normali (collaborazioni italo-danesi con il cantante degli Hatesphere?!?) hanno davvero deciso di fare un bel mix al vetriolo tra stoner, una punta di death, e tanto rock & roll. La Scarlet da un po' li sta pubblicizzando, provando il grande lancio, come "una miscela esplosiva di Entombed, Motorhead, Kyuss e Gluecifer". La cosa strana è che la descrizione calza davvero. Una sorta di concept basato su un romanzo di Derek Raymond, atmosfere cupe, musica tagliente e dura, aggressiva, canatato grezzo e ritmiche scandite, chitarre trascinanti... questi ci sanno fare, altrochè! La cosa che più mi ha sconcertato è la versatilità di questi Allhelluja: non si tratta del solito album-fotocopia dove le canzoni sono ognuna la copia delle altre. C'è originalità, capacità di scrivere e di gestire pezzi ben diversi tra loro, senza mai abbandonare però quell'impronta stilistica particolare che sembrerebbe in teoria rendere alquanto difficoltose variazioni di ogni genere. "A Perfect Man" in realtà non mi aveva proprio emozionato, al primo ascolto: ci ho trovato molto lo stile dei Cappanera e mi sono chiesto cosa ci fosse di così innovativo. Poi ci ho ripensato: in fondo anche "God Is Loughing" non è esattamente mai sentita, ma c'è una punta di originalità nascosta, che si manifesta nelle atmosfere, nel modo in cui la chitarra si discosta, quasi di nascosto, dal "già sentito", che fa appassionare di più ad ogni ascolto. Poi la voce di Jacob fa il resto: ti porta via, ti rapisce nell'ascolto, ti impedisce di distrarti o di annoiarti. Alla lunga, lo stile "già sentito" non è più così già sentito come sembrava, e questo è solo positivo.
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