RELAPSED: INTO A FORMER STATE
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19/05/2006La storia dei Relapsed inizia, almeno a titolo puramente formativo, nel 1995, anno di debutto dei Caught In The Act con il degno di lode "Relapse Of Reason", un cd che tutti gli amanti dell'hard melodico sparsi per il mondo hanno celebrato a dovere per la grande qualità musicale in esso contenuta. Nel 1998, al seguito di alcune controversie legali, i C.I.T.A. modificarono il loro monicker in Guild Of Ages, dando alle stampe, nel giro di tre anni, altrettanti album dalle forti potenzialità e dall'invidiabile gusto compositivo, guadagnandosi così il giusto status di veri e propri paladini delle sonorità hard melodiche solide ma impegnate. Nella metà del 2001 però, dopo il lancio del cd "Citadel", il chitarrista Anthony Trujillo operò il suo split dal gruppo, venendo sostituito in breve tempo dall'axeman Brian Mesa. Dopo cinque lunghi anni di silenzio discografico, e con grande felicità del sottoscritto, i Guild Of Ages tornano sulle scene sotto le vesti di Relapsed, donando così a tutti i propri fans il tanto atteso come-back nel qui discusso "Into A Former State", un cd dai diversi e marcati punti di interesse ma non esule da pecche. Lo stile del gruppo, riavvicinatosi alle sfumature sonore intraviste nella parentesi C.I.T.A., rende onore e giustizia ad una band coerente sino in fondo con il proprio modo di intendere la musica, e che non mancherà di soddisfare tutti i fans acquisiti nelle due formazioni precedenti. Quello che invece ha un po' deluso di "Into A Former State" è una produzione che, se affiancata a quella dei due già citati monicker, risulta indubbiamente leggera e poco incisiva, fattore immediatamente tastabile nel paragone tra la resa sonora dei rullanti, un tempo potenti e presenti, ed ora spogliati del loro graffiante sostegno di accompagnamento. Per questo motivo molti brani dalle grandi linee melodiche, come ad esempio l'accattivante "Undone" e la granitica "Generation" (dal forte retrogusto Jaded Heart) faticano a prendere letteralmente il volo, il tutto anche a causa di alcune parti vocali a mio giudizio poco riverberate ed avvolgenti, sempre se messe in relazione a quelle presenti in passato. Un ritorno più che discreto quindi, che non deluderà di certo i fans acquisiti nei capitoli storici ma che, alla luce dei difetti già segnalati, un leggero amaro in bocca tende comunque a lasciarlo. Provate ad ascoltare la cover della mitica "I Want It All" degli immortali Queen, così da capire a dovere cosa intendo per produzione incostante.
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