RED ZONE RIDER: Red Zone Rider
data
19/09/2014Quando abbiamo a che fare con due pezzi da novanta come il cantante nonchè polistrumentista Kelly Keeling (Baton Rouge, Blue Murder,King Kobra), Vinnie Moore (UFO, Alice Cooper, Vicious Rumors) e un ottimo session man come Scot Coogan (Lynch Mob, Ace Frehley), gli esiti non possono che essere entusiasmanti, previsione confermata subito dopo il primo ascolto di questo lavoro di questo supergruppo, diretto magistralmente dal guru Mike Warney in sede di produzione. Ma a differenza di quanto potremmo aspettarci vista l'importanza che i musicisti sopracitati hanno rivestito nel corso degli eighties ci si imbatte invece in una vera e propria full immersion in un uno dei periodi più creativi della storia del rock, quello dei seventies: i riff zeppelliniani emergono con prepotenza nelle prime due tracce (con un tocco di Mountain nella più blueseggiante "By The Rainbow's End"), ricche di groove e riempite di grazia dalla matura e sempre emozionante voce di Keeling. E se "House Of Light" è una spledida commistione tra Bad Company e Whitesnake canzoni come "Obvious", "Save It" e "There's a Knowing" spiccano per quel finissimo rivestimento color profondo porpora, merito di uno struggente organo hammond che ricorda quello dell'indimenticato Jon. Di notevole spessore anche la performance di Vinnie Moore che mette anima e cuore in ogni istante lasciando da parte tutte le tentazioni da shredder dando all'opera un'impronta vintage senza apparire eccessivamente vetusta. E se qualcuno pensa che tre ballads su undici brani possano risultare quantitativamente eccessive non potrà far altro che ricredersi vista la corposità e il feeling che emanano, in primis nella superba "Cloud of dreams".
Commenti