PRIMAL FEAR: Rulebreaker
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11/02/2016Possiamo considerare i Primal Fear un po' come un vino che si presta all'invecchiamento, quello che si affina con il passare degli anni. Infatti, sono riusciti a fare di meglio rispetto al notevole 'Delivering The Black', cosa non affatto semplice, e per continuare sulla via della perfezione i leader Ralf e Mat hanno ritenuto opportuno effettuare un lifting alla line-up rimpiazzando il fuoriuscito drummer Randy Black con il nostro Francesco Jovino (forgiato dalla decennale esperienza con la band del 'Maresciallo' UDO), ed il ritorno quanto mai gradito di Tom Naumann per dar vita ad un trio di mannaie da sballo. Compatto come pochi, il sestetto non esita un istante nell'affrontare l'ascoltatore a muso duro con il prepotente riffing di "Angels of Mercy", e con la colata di metallo incandescente "The End Is Near" dove Ralf 'Mastro Lindo' Scheepers maramaldeggia con le sue vocal potenti, abrasive e con degli acuti sempre da record. Chiari riferimenti priestiani si avvertono nel mid-tempo "Bullets & Tears" che esibisce un refrain di quelli strappa orecchie, mentre la title-track è un classico heavy roccioso sicuramente proveniente dalla penna di Mat Sinner, vista una certa somiglianza con quanto espresso con il gruppo che porta il suo nome. "In Metal We Trust" è speed metal da headbanging, il ritornello un tantinello scontato è forse l'unica (lieve) pecca dell'intero lavoro, ma rende più che mai l'idea di quanto siano in grado di far male. I Primal Fear oltre ad essere un modello di coerenza si dimostrano una band completa sotto tutti i punti di vista anche quando si cimentano in brani più cadenzati come "We Walk Without Fear" di oltre dieci minuti dove la presenza di orchestrazioni sinfoniche non stride con il consueto impatto aggressivo, risultando sempre coinvolgente, oppure quando si concedono momenti di leggerezza nella semi ballad "The Sky Is Burning" prima di chiudere in maniera trionfante con "Raving Mad" che ricorda gli Accept più ruggenti. Tessuti gli elogi per la 'squadra' nel suo complesso, ci pare doveroso spendere due parole nei confronti di due singoli come Ralf Scheepers e la new entry Francesco Jovino; il primo ha sfoderato un'altra superlativa prova ricca di forza, determinazione con una sicurezza che sfiora l'arroganza, un bel calcio nelle palle assestato a chi venti anni fa lo dava per schiantato dopo il mancato approdo nei Judas Priest e la susseguente cacciata dai Gamma Ray (Kai Hansen si starà ancora rodendo il fegato per aver compiuto una imperdonabile sciocchezza coma questa), per il musicista di Varese, da molto tempo trapiantato in Germania, è invece il coronamento di un sogno dopo anni e anni di duro lavoro, conquistando grazie ai propri meriti il posto in una top band che aveva bisogno di un musicista concreto come lui in grado di garantire con costanza potenza, precisione e professionalità.
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