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PARADISE LOST: HOST

data

22/12/2005
71


Genere: Electro
Etichetta: EMI
Anno: 1999

Ho fiducia di scrivere per qualcuno che abbia attivato cervello con orecchie e che sappia tenere attivo il primo durante un qualsiasi ascolto. Fatta questa doverosa premessa, parliamo di 'Host' uno degli album più infangati del 1999, settimo album in studio dei Paradise Lost, freschi di contratto con la EMI. Già con il precedente 'One Second' uscito solo due anni prima, si erano potute comprendere quali sarebbero state le coordinate musicali dei Paradise Lost da lì in poi, ovvero un uso sempre maggiore di elettronica al servizio delle sempre più accattivanti melodie tristi e malinconiche; con 'Host' il processo andò avanti per quella strada, ma i risultati furono decisamente più estremi. Tredici pezzi che definire anche solo rock sarebbe del tutto sbagliato, sono l'ossatura di questo strano album. Qual'è il problema di fondo? Il problema è che se vogliamo intendere i Paradise Lost come un gruppo "metal" allora siamo del tutto fuori strada: il genere che più si avvicina alle coordinate musicali è sicuramente il pop elettronico (diciamo Depeche Mode imbastarditi con i Sister Of Mercy) con sfuggite sporadiche di chitarre distorte, decisamente un po' poco per i canoni della musica metal. Se invece vogliamo parlare di Musica a 360°, senza ovatta nelle orecchie e peli sulla lingua, devo ammettere che, seppur dopo parecchi ascolti, 'Host' è un album che lascia il suo segno nell'ascoltatore attento, sicuramente per altri motivi rispetto ad album più furiosi o dinamici, ma di certo "So Much Is Lost", "Deep", "Ordinary Days" e la title track non sono pezzi scritti di fretta dal primo arrivato, mostrano e trasudano classe da ogni nota sprigionata. I legami con la dark wave degli anni '80 (versione elettronica) è fortissima in questo caso e i due gruppi citati sopra sono stati solo una piccola fonte d'ispirazione per il gruppo, fermo restando che il classico sound e stile Paradise Lost è manifesto e chiaro sin dai primissimi passaggi dell'opener. Che sia frutto/colpa del passaggio alla EMI? Non ci è dato di saperlo, di certo sia la musica che la grafica del disco mi hanno fatto pensare che una qualche spintarella alla commercializzazione da parte di qualcuno esterno al gruppo ci sia stata, ma ciò non toglie che il valore di un'opera rimanga tale, a prescindere dalle intenzioni.

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