paradise lost: faith divides us, death unites us
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03/10/2009Anno 2009 e ritorno discografico per i britannici Paradise Lost con il nuovo 'Faith Divides Us, Death Unites Us', album, lo dichiaro fin da subito, migliore del precedente 'In requiem' in tutto e per tutto. Parlare del processo artistico del gruppo è superfluo, una carriera lunga quasi vent'anni con album che nel bene o nel male hanno fatto sempre parlare di essi è storia e non ha certo bisogno di essere commentata. Tralasciando teoriche disquisizioni sterili su che genere stiano suonando i PL del 2009, basta ascoltare "I Remain" per avere un quadro complessivo abbastanza veritiero: gothic. Che si poi rock o metal, come abbiamo visto poco importa almeno fino a che la resa finale delle canzoni si mantiene su questi alti livelli di eccellenza. la tristezza e malinconia ormai permea da anni immemori il DNA del sound dei Paradise Lost, se mai ha cambiato la maniera di esprimerla Sicuramente più roccioso e "metallico" del precedente, con la presenza di Adrian Erlandsson alla batteria (ex At the Gates e Cradle of Filth) e un Gregor Mackintosh che osa molto di più (ascoltare la moderna "Living With Scars" o la settantiana "Cardinal Zero"), 'Death Divides Us...' non raggiunge i livelli (irraggiungibili) degli album composti nella prima metà degli anni '90, ma perlomeno rappresenta un prodotto di alta qualità sul quale fare affidamento in un periodo dove la mediocrità e la composizione di filler per arrivare a registrare il CD appare sempre più la regola e non l'eccezione.
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