DON TURBOLENTO: Poli Voks
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25/10/2015Il Poli Voks era un sintetizzatore di fabbricazione sovietica, dall'estetica militare e dal suono aggressivo. Ed è proprio su questo aggeggio che i bresciani Don Turbolento pongono le basi per il loro terzo album in studio, intitolato proprio 'Poli Voks', a quattro anni di distanza dal precedente "Attack!". Interessante anche il concept legato al disco: lavorando ai brani che sono poi effettivamente finiti in scaletta, i musicisti si sono resi conto che il tema del Male era presente in maniera continuatia, tanto da finire anche sull'artwork (un pezzo del monumento di Podgaric). L'album in certi frangenti è frenetico ("Null"), in altri ipnotico (la lunga suite "What It Takes"), in altri è retrò ("Back In(to) The Void", "Toom Doom"), in altri ancora sognante ("Decay"), ma mai particolarmente banale. Parliamo d'altronde di un cd dalle sonorità electro piene di sfumature: può succedere quindi che la ritmica del singolo "Like Morphine" assomigli vagamente a "The Day Is My Enemy" dei Prodigy, mentre la successiva "Back In(to) The Void" sembra uscita da un disco a caso dei Kraftwerk. Detto ciò è lodevole la varietà presente nei brani in tracklist, ma alla fine, con tutte le buone intenzioni, 'Poli Voks' resta un prodoto adatto ai soli patiti del genere.
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