MOONSPELL: Hermitage
data
26/02/2021Forti di essere giunti al tredicesimo studio album, i Moonspell tentano per questo nuovo lavoro un approccio alquanto differente, realizzando un disco in cui si sono sentiti liberi di sperimentare e di esprimere la musica che era nelle loro corde, senza a quanto pare preoccuparsi più di tanto di quelle che potessero essere le aspettative nei loro confronti. Il risultato è un lavoro tendenzialmente molto dark e decadente, intimista ed introspettivo, meno votato a sonorità dure rispetto ai loro standard. La struttura dei brani è alquanto essenziale, con una ritmica solida e tecnica, ottimamente diretta dal nuovo batterista Hugo Ribeiro, con tappeti di tastiere, la voce perlopiù in chiaro e la chitarra di Amorim libera di spaziare e di dare quel qualcosa in più con la sua classe e la sua carica di feeling. La tracklist parte decisa con due ottimi brani, "The Greater Good" e la più classica (ma assolutamente efficace) "Common Prayers". Con "All Or Nothing", invece, la band lusitana comincia a proporre in maniera più convinta quell'approccio di cui parlavamo in apertura, trattandosi di una lunga traccia, che si articola con ritmi lenti e voci soffuse, puntando molto sull'aspetto emotivo piuttosto che sulla pesantezza dei suoni. Un approccio che, in qualche modo, ritroviamo in vari altri brani, quali ad esempio "Entitlement" e "Apopthegmata", ma anche in "Without Rule", dove peraltro fanno capolino reminiscenze pinkfloydiane. Più orientate al metal, invece, altre tracce come "The Hermit Saints" e la bellissima "Hermitage", arricchita da efficaci cori gothic. Sono presenti anche due strumentali, "Solitarian" e "City Quitter", che per la verità non ci hanno entusiasmati particolarmente: sorvolando sulla seconda, che è in pratica una semplice outro, la prima in fin dei conti non fa altro indugiare intorno ad un semplice tema, senza colpire più di tanto. Considerando "Hermitage" nell'insieme, riteniamo probabile che possa non risultare particolarmente convincente per chi è abituato ad aspettarsi un determinato tipo di musica da parte dei Moonspell. Da parte nostra riteniamo che, sulla base delle premesse che abbiamo fatto, possa rappresentare senz'altro un buon disco, per quanto magari potremmo considerare tre/quattro tracce meno brillanti, a fronte di una tracklist che comunque dimostra una sua coerenza e riesce ad offrire diversi momenti di grande intensità. Possiamo immaginare "Hermitage" come una sorta di mosaico di suoni ed emozioni da metabolizzare, che i Moonspell offrono perchè ciascuno, parafrasando il titolo, possa portarlo nel proprio posto segreto, nel proprio "eremo" più intimo e personale. Non si tratta magari di uno dei loro capolavori, però dobbiamo risconoscere che se la band ha ritenuto a questo punto della propria carriera di sperimentare questo tipo di approccio, non possiamo che guardare a questa decisione con assoluto rispetto, anche perchè in effetti i risultati nel complesso non sono affatto disprezzabili.
Commenti