HEAVENWOOD: The Tarot Of The Bohemians - Part 1
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22/07/2016Il quinto album dei portoghesi Heavewood segna il ritorno della band sotto l’etichetta Massacre Records, con cui ha realizzato i primi lavori nella seconda metà degli anni ’90. ‘The Tarot Of The Bohemians – Part 1’ vede alla produzione, oltre che al basso, Andrè Matos (noto, tra le varie cose, per essere stato voce degli Angra), e tra i musicisti presenti il batterista degli Anathema Daniel Cardoso, già presente nei precedenti ‘Redemption’ e ‘Abyss Masterpiece’. Gli Heavenwood hanno sempre solcato i terreni del dark e del gothic con particolare frequenza e sostanza, sulla scia di quello che i più noti conterranei Moonspell hanno saputo fare nel corso degli anni. Ma gli Heavenwood hanno al contempo saputo ritagliarsi un ruolo importante in questo filone, non diventando quindi una band fotocopia di Ribeiro & co., ma creando una propria autonomia e un proprio sound ben specifico che con il nuovo ‘The Tarot Of The Bohemians – Part 1’, pescando dagli stili descritti prima ed aggiungendo quando tocchi sinfonici, quando partiture più estreme, si fa più articolato e comunque assolutamente fruibile. L’alternanza tra le voci clean e growl di Ernesto Guerra e Ricardo Dias (quest’ultimo anche chitarrista) si rivela efficace e ben inserita nel progetto musicale. Cardoso si presenta con ritmiche di batteria ben sostenute e particolarmente martellanti in molti punti, come per esempio in “The Pope”. Molto convincente anche “The Empress”, altamente trascinante nel suo incedere continuo. “The Hermit” invece, grazie al growl cavernoso di Guerra, ricorda molto lo stile vocale di Raymond Rohonyi e musicalmente i primi lavori dei Theatre Of Tragedy, e soprattutto lo stile di Anders Jacobsson e dei suoi Draconian. E ancora, “The Wheel Of Fortune”, che accoglie ritmica possente, linee di chitarra efficaci e voci di un’espressività totale con una scioltezza quasi disarmante. Un brano che dal vivo farà breccia e terra bruciata alla prima nota. E si nota infine con piacere una notevole voce femminile a zuccherare ulteriormente un album più che buono: trattasi di Sandra Oliveira, voce dei Blame Zeus, che in “The Hanged Man” sfoggia un’atmosfera densa di quel calore misto alle brezze oceaniche tipico delle terre lusitane. La durata notevole dell’album (70 minuti buoni) non incide particolarmente sulla bontà del lavoro, il quale si risulta piuttosto convinto e continuo, con una band particolarmente in forma e che non risente assolutamente dell’ombra dei più celebrati Moonspell, ma che ha avuto la tenacia e la caparbietà di ritagliarsi un ruolo importante nel panorama dark-gothic internazionale. Perché, diciamocela tutta: se tu possiedi delle qualità, e queste qualità le vuoi dimostrare al mondo che trovi intorno a te, prima o poi l’occasione giusta salta fuori e questo mondo apprezzerà il tuo lavoro e il tuo pensiero. E questo mondo altro non farà che attendere impaziente la ‘Part 2’ di questi Tarocchi.
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