MOONSPELL: 1755
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04/12/2017A quasi 25 anni di distanza dall’uscita del primo disco ufficiale, i lusitani Moonspell decidono di dare una sterzata al loro sound inglobando elementi orchestrali, sinfonici e ammantando il loro classico sound con visioni medievali: “Desastre” ne è esempio, da un intro che è un trionfo di archi, meno barocchi e pomposi di quanto fatto dai Septicflesh e più vicini ai Therion di ‘Theli’, si trasforma in un gothic doom tellurico. Con sagacia e mestiere rubacchiano qua e là giri di basso classicamente Tool – “Evento” - e li coniugano ai riff dei Samael di ‘Passage’ - in "Abanao" con quelli di 'Ceremonies Of Opposites'. Bellissimo il contrasto tra la suite di piano e le dissonanze industrial metal di “Lanterna Dos Afogados” con un assolo centrale progressive rock; l’arabeggiante “Ruinas” è caratterizzata da un malinconico post rock nella parte finale. L’opera prende spunto da uno dei più grandi disastri che il Portogallo abbia mai dovuto patire: il terremoto del 1755 che letteralmente mise in ginocchio la città di Lisbona, e l’utilizzo del portoghese, anche se logica scelta per meglio rendere il senso del disastro, in qualche traccia stride con il sound e non sempre si amalgama perfettamente perchè non possiede quella musicalità tipica dell’inglese, o del latino che le coriste utilizzano per fare da contrasto alla voce di Ribeiro – la thrasheggiante “1 De Novembro” è rappresentativa in tal senso. Il mixing finale è stato affidato alle sapienti mani di Tue Madsen (Meshuggah, The Haunted, Dark Tranquility, Die Apokalyptischen Reiter) il quale avrebbe potuto agire un po’ di più sulla manopola dei bassi visto che il disco non fa tremare le casse come dovrebbe. Opera assimilabile ad una imponente versione della Carmina Burana in chiave metal con intarsi orientaleggianti, e “1755”, la traccia omonima, ne è l’emblema.
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