MANILLA ROAD: VOYAGER
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18/04/2008Da che mondo è mondo, il nome Manilla Road fa schizzare sull'attenti ogni fan dell'epic metal, me compreso. Ogni loro disco è atteso all'incirca come la venuta del Messia, per cui potete ben immaginare quale fosse la mia gioia quando ho appreso che l'etichetta bresciana My Graveyard Productions avrebbe prodotto il nuovo disco della band di Wichita (Kansas), a tre anni di distanza da quella bella sorpresa che era stato 'Gates Of Fire'. Il nuovo album della band è decisamente più particolare e meno immediato rispetto ai suoi predecessori: 'Voyager', infatti, è un disco atmosferico e coinvolgente, che preferisce indulgere in ritmi lenti e ossessivi piuttosto che scatenarsi in una incontrollata furia metallica. Chi conosce i Manilla Road, sa bene di cosa sto parlando: conosce le atmosfere che la band è capace di creare, sa perfettamente quanto possa essere coinvolgente la voce (questa volta unica, senza l'accompagnamento di Bryan "Hellroadie" Patrick) del nostro amato Mark "The Shark" Shelton, del quale naturalmente non ignora le straordinarie doti compositive. Ebbene, qui c'è tutto quello che avete sempre cercato (e trovato) nella musica dei Manilla Road. E' difficile resistere alle atmosfere di "Tree Of Life", o evitare di scuotere la testa sui riffs di "Blood Eagle", o non commuoversi sulle tristi note della title-track "Voyager" o della altrettanto bella "Eye Of The Storm", interamente acustica, o non restare coinvolti dai ritmi epic-doom di "Conquest" o dagli arrangiamenti schizofrenici della conclusiva "Totentanz (The Dance Of Death)". Un turbinio di emozioni, come ben si può immaginare. In fans della band non resteranno sicuramente delusi da questo nuovo, ottimo lavoro; mentre non credo che chi non ha mai apprezzato la loro musica possa mutare il proprio giudizio dopo aver ascoltato 'Voyager'. Perché i Manilla Road o si amano o si odiano, senza possibilità di mezze misure; anche se mi riesce difficile capire come si faccia a non adorarli.
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