MACHINE HEAD: HELLALIVE
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21/12/2003Continuamente rimandato dalla band, vede la luce il primo album dal vivo dei Machine Head, reduci dal divorzio con l'inutile Ahrue Luster (e infatti due tracce di questo "Hellalive" sono suonate dal buon Phil Demmel). Eliminate dalla tracklist le cover inizialmente annunciate, tra le quali figuravano Iron Maiden, Sepultura e, ahimè, System Of A Down, questa testimonianza live si presenta con una scaletta snellita e che pesca abbastanza equamente da tutti gli album di Flynn e compagni. Detto che la registrazione e il mixaggio sono più che buoni (di ritocchi in studio non c'è ombra, e se ci sono li hanno mascherati bene) e premesso che i Machine Head dal vivo sono sempre stati una macchina da guerra, la prestazione dei nostri è ovviamente ottima; le canzoni dell'orrendo "Supercharger" ne escono rivitalizzate, e la stessa "Bulldozer" è un biglietto da visita più che buono per aprire lo show. La band si rende protagonista di una performance maiuscola, demolendo l'audience con brani del calibro di "Davidian" (che ha il compito di radere al suolo l'inerme pubblico prima della conclusiva "Supercharger"), "Old", "Take My Scars", "None But My Own" e la distruttiva "Ten Ton Hammer", in questa sede un pochino spompa ad essere sinceri; decisamente buoni anche gli estratti da "The Burning Red" tra i quali spicca la commovente title-track. Flynn si conferma, ancora una volta, un frontman più che sufficiente, incitando e sbraitando verso la folla i suoi bellicosi proclami (pacchiani ma esaltanti i suoi 'jump, jump, jump!' su "From This Day"), mentre alle sue spalle McClain e Duce irrobustiscono la massiccia base sonora con un supporto ritmico più solido del cemento. Nient'altro che un grande ed avvincente disco live, come non se ne sentivano da tempo.
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