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MACHINE HEAD: Catharsis

data

29/01/2018
76


Genere: Modern Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distro: Warner
Anno: 2018

Nonostante la carriera dei Machine Head sia sempre stata un po’ rocambolesca, con il dito costantemente puntato sul leader maximo Robb Flynn, sarebbe ingiusto dire che non abbiano fatto quantomeno un po’ la storia della musica heavy moderna, o che non siano mai riusciti a tirare fuori dal cilindro dischi maiuscoli (è vero il contrario; le macchie nere sul curriculum del quartetto di Oakland si contano sulle dita di una mano). Flynn ha sempre avuto carisma e soprattutto fiuto nell’annusare cosa stava per andare per la maggiore di lì a poco; si tratta di genuino trasporto o freddo calcolo commerciale, a me non interessa, e non dovrebbe interessare nemmeno a chi legge queste pagine, ché la cosa che conta è solo ed esclusivamente la musica. Chi conosce bene i Machine Head sapeva che una sorta di svolta melodica prima o poi sarebbe arrivata (leggi: ritornata); d’altro canto i nostri non sono mai stati gruppo da dischi fotocopia, e già il precedente 'Bloodstone And Diamonds' accennava ad aperture più soft con la maturità acquisita negli anni. In realtà 'Catharsis' non vuole essere un back to nu-metal come si legge in giro; si tratta semplicemente di un disco, per dirla all’inglese, all over the place, cioè che va a parare in un sacco di direzioni diverse, e questa risulta un’arma a doppio taglio. In 'Catharsis' troviamo i Machine Head più recenti che abbiamo imparato ad amare, quelli che fanno un po’ il verso alla fine degli anni ’90 (l’ottima "Triple Beam", uno story telling rappato di ottimo livello), e troviamo anche qualcosa di nuova, come la folkeggiante e già dibattuta "Bastards", la ruffiana "Kaleidoscope", o la minimale "Beyond The Pale". Al netto di ogni pregiudizio, 'Catharsis' è sicuramente un buon disco, ma si ha l’impressione che i Machine Head abbiano voluto fare il passo più lungo della gamba, mettendo troppa roba nel pentolone, con il risultato di avere un album che sembra troppo lungo e si trascina a tratti con stanchezza, soprattutto in corrispondenza dei brani meno riusciti come la chiusura di "Eulogy", o la motorheadiana "Razorblade Smile". Vedremo come sarà considerato fra dieci anni (io stesso stroncai 'Supercharger' su queste pagine, per poi rivalutarlo parzialmente anni dopo); ora come ora, non è sicuramente il nuovo capolavoro dei Machine Head, ma nemmeno il disastro annunciato di cui si legge in giro, e un disco come 'Catharsis' potevano farlo solo loro. Scusate se è poco.

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Commenti

  • andrea

    recensione pienamente condivisibile

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