KHALI: KHALI
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27/11/2004Khali è il nome che Lorenzo Dehò, Joe Taccone e Nick Rossetti hanno dato ad un side-project dei Time Machine, in cui i tre componenti della band italiana hanno coinvolto Folco Orlandini come vocalist (già voce dei Time Machine ai tempi del disco "Act II: Galileo"), completando la line-up utile per la registrazione dell'album in questione. L'intenzione trainante di tale progetto è stata quella di creare un vero album metal senza compromessi, che non strizzasse l'occhiolino al rock come invece fatto da "Eternity Ends", l'ultimo album dei Time Machine prima di questa avventura, dando totale libertà compositiva a Dehò, autore di tutte le musiche ed i testi del disco. Le sonorità sono tutte improntate su derivazioni di stampo prettamente metal, e le chitarre la fanno da padrone all'interno di tutte le tracce, con la batteria di Rossetti sempre presente a dettarne il ritmo. Qualche perplessita viene invece destata dalle parti vocali, che in qualche frangente sembrerebbero essere soffocate dall'intero parco strumenti. Se nel complesso le tracce prese singolarmente sono discrete, ascoltando più volte tutto il cd c'è il rischio di annoiarsi abbastanza velocemente, perché non aggiunge assolutamente nulla di nuovo e sa di deja vu; in definitiva il disco tende a perdersi nel mare di album metal senza troppe pretese, magari sì apprezzabili per un mese, ma che certamente non lasceranno a lungo segni tangibili della loro presenza, un vero peccato dato che potenzialmente il gruppo può dare sicuramente di più, magari supportato da una maggiore attenzione / partecipazione di tutti nella stesura dei pezzi, cosa che avrebbe potuto far aumentare la "durata" del disco. Il meglio è comunque racchiuso nella coppia di tracce in cui si divide "Wind Of Ages", le quali in totale danno vita ad undici minuti di musica ben suonata, e in "So Far Away"; il resto risulta alla fin fine troppo ripetitivo e poco innovativo, scorrendo via in maniera assolutamente impalpabile. Il cosiglio finale è quello di dare un ascolto completo e attento all'album, in modo da potersi fare un'idea precisa del contenuto, prima di acquistarlo. Questo perché il lavoro non è pessimo, ma non riesce ad uscire da una specie di "limbo" musicale, dove vengono solitamente gettati gli album senza la cosiddetta marcia in più. Il tutto sembra confermare l'idea che i musicisti abbiano voluto togliersi lo sfizio da fare un album prettamente metal, suonato anche discretamente, ma dove le idee di partenza erano davvero deficitarie.
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