INDUKTI: S.U.S.A.R.
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11/01/2006Vengono dalla Polonia i cinque musicisti che si nascondono dietro il moniker Indukti: il gruppo, composto da artisti formatisi con la musica classica, ci presenta un disco di progressive metal dal taglio oscuro ed aggressivo. Dietro il microfono troviamo, in prestito dai più famosi conterranei Riverside, l'ottimo Mariusz Duda: l'ugola del cantante e bassista polacco caratterizza in modo peculiare il disco, rendendo la creatura Indukti molto simile alla sua band madre in molti passaggi. Nelle sette tracce presenti troviamo tecnica a profusione, un songwriting di buon spessore e una varietà fra ritmi tipicamente prog ed assalti thrash molto incoraggiante: la band dimostra di sapere cosa vuol suonare e lo fa anche bene, confezionado canzoni di tutto rispetto come l'iniziale "Freder". La song precedente menzionata unisce con bravura le due anime che caratterizzano la band mostrando sia la dolce melodia del violino di Ewa Jablonska sia la ritmica serrata e potente che caratterizza le composizioni dei polacchi. "Cold Inside" e "Shade" sono le canzoni che più ricordano il Riverside-sound sia per la stupenda voce di Mariusz che per le ritmiche che si rifanno molto ad "Ouf Of Myself": niente di male comunque, visto che le tracce risultano comunque molto belle e d' atmosfera. Le altre canzoni divagano fra surreali viaggi progressivi, carichi di pathos e aggressività (vedi "No. 11811 ") e malinconiche discese negli umani sentimenti (come la conclusiva "... And Weak II "): in definitiva un disco non certo facile ed immediato, ma che saprà dare soddisfazioni all'ascoltatore attento. Una buona produzione ed una cover a dir la verità abbastanza anonima chiudono la mia recensione, lasciando ora a voi la scelta...
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