DARK ANGEL: LEAVE SCARS
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24/05/2006“Leave Scars” è l’album che segna il debutto di Ron Rinehart all’interno della band capeggiata da Gene Hoglan, per una scelta che col senno di poi (e con gran rispetto comunque per Don Doty), si rivelerà assolutamente vincente, anche e soprattutto in considerazione del capolavoro successivo. Dal punto di vista concettuale notiamo come l’orrore per i Dark Angel, non sia più rappresentato da uno zombie affamato che si trascina in una notte senza luna in cerca di carne fresca. Ora l’orrore è reale e assume le sembianze del rispettabile vicino di casa che dietro il sorriso di tutti i giorni nasconde un’anima da pervertito e assassino. Con il presente lavoro ci troviamo di fronte ad una sorta di prova generale per quello che sarà il riconosciuto masterpiece successivo: non a caso quando si parla di cicatrici (“Leave Scars”), è chiaro come queste non possano essere guarite nemmeno dallo scorrere del tempo (“Time Does Not Heal”). Dunque una realtà terribile e pessimistica quella dipinta dai Dark Angel, frutto in primis dell’ossessione di Gene Hoglan per certe delicatissime tematiche: “The Death Of Innocence” non ammette interpretazioni e delinea un quadro impressionante con una ferocia e un senso realistico che tolgono il fiato, così come la title track, dove Rinehart urla come fosse diventato la personificazione di ogni male. Rispetto alle precedenti release appare evidente come il thrash metal dei Dark Angel si sia fatto più articolato e personale, distaccandosi maggiormente dalle influenze slayeriane che ne avevano segnato gli esordi; Durkin e Meyer macinano riff su riff, adeguatamente supportati da un muro ritmico compatto e inattaccabile. Da segnalare, oltre alla cover degli Zeppelin “Immigrant Song”, anche l’ottima strumentale “Cauterization” (oltre sette minuti di goduria thrash) e la già citata opener “The Death Of Innocence”.
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