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ANCIENT RITES: RVBICON

data

24/05/2006
92


Genere: xtreme epic
Etichetta: Season Of Mist
Anno: 2006

Finalmente fuori con un album in studio, ritorna l'orda degli Ancient Rites, da sempre cantori della cultura antica europea in tutte le sue più disparate forme. Cinque anni dopo l'ultimo e maestoso 'Dim Carcosa' e tre dopo il live album '...And The Hordes Stood As One' il gruppo di Gunther Theys ritorna sotto una nuova veste per quello che riguarda la line-up. Innanzitutto dopo ben dieci anni di assenza fa rientro il chitarrista Bart Vandereycken (presente nei primi due album del gruppo) che oltre Raf Jansen (che aveva coperto la posizione di chitarrista dopo la dipartita di Bart per diversi mesi fra il 1996 e il 1997) e ad Erik Sprooten costuitscono il rullo compressore a sei corde del gruppo belga; inoltre il mastermind Gunther abbandona gli impegni al basso (assunti da Domingo Smets, che aveva registrato le tastiere del precedente album) per dedicarsi solamente alla voce. Con una formazione a sette elementi (di cui ben tre chitarristi) era lecito aspettarsi un album nel quale le chitarre avrebbero dovuto svolgere un ruolo fondamentale nell'economia delle canzoni e difatti 'Rvbicon' suona assai diversamente da 'Dim Carcosa', più precisamente si pone come ideale trait d'union tra le atmosfere epiche e l'aggressività presenti su 'Fatherland' (1998) con le orchestrazioni e la magia di 'Dim Carcosa', riprendendo per certi versi il sentiero del black metal dei primi tempi, quello che li ha sempre fatti porre in un'ottica critica verso molti aspetti oscuri della storia europea. Sound amalgamato al 100% ed in perfetta sintonia con le tastiere come non mai (merito anche dei rinnovati SpaceLab Studios), Gunther che passa con naturalezza dallo screaming ai growls al cantato parlato/evocativo a seconda della situazione e del mood, le canzoni dell'album sono indurite e più compatte e la velocità media dei pezzi è decisamente aumentata rispetto al lavoro precedente, pur rimanendo presenti parti più melodiche e cadenzate dove è giusto soffermarsi un attimo, magari per riflettere un po': esempio ben calzante è quello di "Ypres" dove si narrano le tristi vicende della città belga di Ypres durante la Grande Guerra (per la prima volta nella storia furono utilizzati i gas in combattimento). Per quanto riguarda l'aspetto lirico e le tematiche affrontate, l'album racconta in maggioranza fatti e vicende dell'età romana: la title-track parla del famosissimo affronto al Senato da parte di Giulio Cesare nel 53 A.C. visto come una sorta di punto di non ritorno, "Cheruscan" narra della sconfitta nel 9 D.C. delle tre legioni romane comandate da Publio Quintilio Varo da parte di un'alleanza di tribù germaniche con a capo Arminio (ex equestre romano), "Thermopylae" l'eroica e drammatica resistenza di Leonida e 300 spartani all'avanzata del numerosissimo esercito dei persiani ("Μολών Λαβέ"), o "Brabantia" dove si racconta (non senza un po' di fiero campanilismo nazionalistico) della battaglia di Woerdingen del 1288 tra l'arcivescovo di Colonia e Jan I, duca del Brabante, vinta da quest'ultimo. Tutte queste tematiche, sebbene alcune molto distanti dalle altre cronologicamente, hanno in comune un certo atteggiamento di sfida verso la mediocrità che porta (in caso di successo) a erigersi sopra la massa (nel testo di "Rvbicon" si legge chiaramente "History written by Wolves, not by sheep - No glory in hiding, no splendour in sleep"). Gli Ancient Rites in tutti quesi anni hanno sempre espresso un sentimento di fiera libertà critica di pensiero ed atteggiamento verso tutta la realtà che ci circonda, portandoli a volte a raggiungere posizioni poco popolari, ma sempre stremamente coerenti con il discorso musicale/tematico intrapreso tanti anni fa, e 'Rvbicon' ne è una fortissima testimonianza. Per chi scrive un graditissimo ritorno sulle scene e uno dei migliori album dell'anno in corso, purché si abbia il cervello per capire...

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