IN FLAMES: I, The Mask
data
20/03/2019Alla volta di ulteriori cambi di line-up, diventa sempre più evidente che l'anima vera degli In Flames anni '10 è composta esclusivamente da Fridén e Gelotte, con basso e batteria occupati in pianta stabile da statunitensi, ed il buon Engelin a seguire le direttive del duo che comanda. Non che sia necessariamente un male; sappiamo che la coppia sa fare bene le cose, i risultati parlano chiaro, eppure le ultime due release degli In Flames sono state palesemente dei passi falsi, in particolare l'ultimo 'Battles', che prometteva un ritorno alla forma ancora smagliante di 'Sounds Of A Playground Failing' (a giudizio di chi scrive l'ultimo grande album della band svedese, in equilibrio perfetto tra radici e progresso), ma che si risoleva in un nulla di fatto. Anche per questo motivo ero piuttosto scettico nei confronti di questo 'I, The Mask'. Fortunamente, sono stato smentito. Eh già, perchè il nuovo disco degli In Flames fa poche cose, le fa bene e accontenta un po' tutti (a meno che non siate tra quelli che ancora berciano che 'non sono più quelli di 'The Jester Race', tornate negli anni '90 e rimaneteci). Un po' di elettronica dosata come si deve, un po' di ritorno alla sana aggressività e soprattutto ai riff dei tempi post 'Colony', un (bel) po' di ruffianeria. I pezzi belli ci sono, cioè quasi tutti, non vi farò la lista della spesa. La pecca più grossa a questo punto è aver messo due ballad di seguito, uno scivolone che neanche una band di sedicenni alla prima demo. Ma tolto quello, siamo come dicevo prima dalle parti di 'Sounds Of A Playground Fading'. Per una band che ha già dato tantissimo, e forse tutto quello che poteva, a me va più che bene.
Commenti