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IMMORTAL: SONS OF NORTHERN DARKNESS

data

14/08/2003
90


Genere: Epic/Thrash
Etichetta: Nuclear Blast
Distro:
Anno: 2002

Una mazzata assurda. "One by One", con il suo terrificante blastbeat iniziale, ci apre il cranio in due, e ci inchioda sulla sedia travolgendoci irresistibilmente aprendo le danze per questo bellissimo e, ahimè, ultimo disco della grandiosa saga degli Immortali. Gli errori commessi nei due precedenti dischi (la prolissità di 'At the Heart…' e l'eccessiva facilità di 'Damned in Black') sono effettivamente serviti a qualcosa, e ci ritroviamo nello stereo un disco che rimedia ai peccati commessi nel nuovo corso degli Immortal, riuscendo a riunire il meglio dei due lavori precedenti in una formula che risulta dal primissimo momento vincente e assolutamente azzeccata. Il freddo, comune denominatore di tutti i lavori di Abbath & co, inizia come sempre a spirare dal primo momento, intenso e crudele, e tra esplosioni di violenza allo stato brado e momenti di pura contemplazione, il disco si snoda tra momenti brutali ed epici, definendo una volta per tutta il trademark dei nuovi Immortal, che si presentano qui nella migliore delle forme. Non una sbavatura, scarsi i momenti morti, in un disco che tiene costantemente la tensione a livelli altissimi, e sa benissimo quand'è il momento di schiantarci le vertebre cervicali con canzoni che richiamano a un headbanging inarrestabile, e quando è il momento di farci tirare il fiato contemplando la magnificenza dell'arte dei Figli della Nordica Oscurità. La voce di Abbath stavolta sembra provenire da qualche caverna gelata, e i riff gelidi e taglienti si alternano a ritmiche di matrice death e ad accordi liberi tipici dell'epic metal nella migliore tradizione Immortal, riunendo alla perfezione tutte quelle emozioni per cui i nostri sono diventati non solo un gruppo di punta del black metal norvegese, ma una delle migliori realtà dell'heavy mondiale. Le canzoni funzionano alla grande, grazie anche a un approccio più diretto e potremmo dire live, così abbiamo la già citata "One by One" che ci scarica addosso furia devastante per poi aprirsi in una bellicosa marcia, oppure la fenomenale "In my Kingdom Cold" che riprende gli stop and go da infarto tanto cari ai nostri nel periodo di 'Blizzard Beasts'. Notevoli come sempre i momenti in cui salta fuori il grande gusto melodico del riffing di Abbath, ovvero le conclusive "Antarctica" e "Beyond the North Waves", eccezionali e lunghe composizioni dal tono glaciale e mistico la prima, drammatico ed epico la seconda. Gli unici momenti fiacchi sono da ravvisarsi in "Tyrants", la cui lunghezza vanifica la bontà delle idee, e nella poco convincente "Demonium", ma a parte questo il disco è un continuo succedersi di grandiose canzoni, che sono come sempre, una tempesta, un viaggio nel gelido Nord immaginato dai nostri e suonato con crudeltà ed epico furore degno dei tempi migliori, per quanto in una salsa del tutto diversa. Discorso a parte merita infatti la scelta del sound, il più pulito e nitido mai avuto dagli Immortal, un perfezionamento del già ottimo suono di 'At the Heart of Winter'. Ai puristi del black metal potrà certo non piacere, ma non dimentichiamo che qui del black metal c'è solo l'ombra… e queste chitarre iperdistorte e ultracompresse supportate da una batteria triggerata ma non "artificiale" (suonata da un Horgh in evidente stato di grazia) sono davvero il massimo per questo heavy metal antartico e belligerante. Insomma, un disco maturo che sfrutta appieno le potenzialità di una grandissima band, che purtroppo con questo lavoro ci dà l'addio. Che dire, tutti noi speriamo che Abbath ci ripensi, e torni a cantare il freddo e la morte, perché non credo che nessuno possa portare avanti il discorso Immortal tranne lui. E vederli sciogliersi dopo aver toccato questo apice di consapevolezza e grandiosità artistica è quantomeno deprimente. Miglior testamento della loro musica non avrebbero potuto lasciarlo. Onore sempiterno a una delle più grandi perdite dell'heavy metal mondiale.

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