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HUGHES, GARY: ONCE AND FUTURE KING - Part II

data

19/10/2003
86


Genere: Rock Opera
Etichetta: Frontiers
Anno: 2003

E rieccoci qui a continuare da dove eravamo rimasti, ovvero alla spasmodica attesa relativa alla seconda ed ultima parte di "Once And Future King", la rock opera firmata dalla mente dei Ten Gary Hughes. Avevamo lasciato la storia in bilico tra le incertezze presenti nel cuore di Re Artù nei confronti di Ginevra e la nascita di Mordred da parte di Morgana, uno degli elementi cardine sui quali si giocherà il tormentato futuro del sire anglosassone. Ebbene, musicalmente parlando, il tutto riprende in maniera simile ma non esattamente uguale al precedente capitolo, cosa questa che inizialmente tende a spiazzare l'ascoltatore, ma che alla fin fine risulta essere una scelta evolutiva corretta, la quale porta a compimento una storia che altrimenti avrebbe rischiato di diventare ripetitiva. Le dodici tracce presenti nel cd evidenziano sì l'attaccamento di Hughes a certe sonorità già ben conosciute, ma mostrano anche uno sconfinamento in territori fino ad ora poco esplorati dall'artista inglese, donando alla narrazione quella miscela eterogenea di suoni necessaria a riempire di pathos ed espressività tutti i passi della storia. Tralasciando il livello integrale dell'opera ed analizzando invece a scopo puramente musicale tutte le canzoni, scoviamo all'interno del disco vere e proprie perle di hard-melodico, alcune tipiche dei Ten dell'era "Spellbound" ("Kill The King", "Once And Future King"), altre arrangiate ad un livello ancora più classicheggiante ("Believe Enough To Fight", "The Hard Way"), fino ad arrivare alle vere e proprie composizioni nel classico Hughes-style, come ad esempio "Oceans Of Tears" e "I Still Love You (I Still Do)". E' anche vero che alcune scelte compositive non mi sono sembrate del tutto azzeccate, come per esempio lo stacco un po' troppo brusco tra l'intro e la restante parte di "Rise From The Shadows" (è vero che la song in sé non è malaccio, ma da un inizio del genere ci si aspetta ben altro!), ma sicuramente non è nè formalmente corretto e neppure atto di buon senso sminuire una ulteriore prova di grande ispirazione artistica come quella insita in questa stupenda rock opera. Insomma anche il finale si è dimostrato all'altezza della prima parte della storia di King Arthur, catapultandoci in universi dove l'epicità del mondo medievale ed il tocco della magia si fondono in un tutt'uno, per immergerci in un'avventura immaginaria ricca di significato e di tradizione. Una leggenda da sempre destinata a diventare mito.

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