TAPROBAN: POSIDONIAN FIELDS
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10/09/2007Band romana al terzo album, i Taproban sono attivi sin dal 1996: il moniker della band deriva da Taprobana, antica denominazione dell’isola di Ceylon, oggi Sri-Lanka, dove Tommaso Campanella immaginò il sito della sua Città del sole. Musicalmente mi sarei aspettato un prog rock settantiano più orientato alla scuola italiana, mentre invece ci troviamo di fronte ad una musica dal più ampio respiro europeo, soprattutto indirizzata verso la scuola inglese. Le dieci tracce ci pongono davanti ad un progetto valido, colmo di idee interessanti ben sviluppate, con un songwriting ispirato e, al contempo, teso ad evitare di sprofondare negli stereotipi del genere. Il risultato è sicuramente soddisfacente: la magia che permea la musica si avvicina a volte ai grandi Genesis (vedi "Immersion"), il paragone è poi rafforzato dall'ugola di Guglielmo Mariotti che a volte risulta incredibilmente somigliante a Peter Gabriel. Il comparto musicale è di spessore: la sezione ritmica è molto curata ed affiatata, le tastiere (potenti ed onnipresenti) suonate da Gianluca danno la marcia in più al platter. Ma anche una semplice chitarra può far venire i brividi, come nella sognante e calda "Riding In Posidonian Fields": i Taproban riescono quindi a creare tre capitoli colmi di ottima musica, emozioni e quel tocco di tecnicismo che gli appasionati di Prog non disdegnano di certo. Lasciatevi quindi andare e partite con la band alla ricerca del dio del mare, sperando che mostri, anche a voi, le meraviglie del suo regno. La produzione è di ottimo livello ed impreziosisce ancora di più il lavoro dei musicisti: la cover, pur nella sua semplicità, a mio avviso si integra perfettamente con quello che andrete ad ascoltare. In definitiva un prodotto che dimostra, ancora una volta, come il prog rock italiano sia una sfera celeste vitale, costellata da vecchie e nuove stelle fulgide e sempre pronte a far sognare gli appassionati.
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