GUNS N' ROSES: CHINESE DEMOCRACY
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23/12/2008Passato alla storia come l'album più rimandato (in termini di rilascio sul mercato) di tutti i tempi, 'Chinese Democracy' si porta appresso un devastante fardello sul groppone, quel peso destinato a gravitare sulle spalle di chi sa di avere un difficile ruolo da interpretare: rappresentare nel bene e nel male il ritorno discografico in forma ufficiale dopo anni e anni di silenzio, attirandosi come logica conseguenza tutte le attenzioni, le critiche ed i commenti delle più disparate forze in campo, partendo dai semplici fans e sino ad arrivare al variegato mondo della stampa musicale. Dei Guns N' Roses che furono, come ben noto, è rimasto l'oramai isolato reduce Axl Rose (sempre se si eccettua la "comparsa" Dizzy Reed), un personaggio istrionico cui va dato atto di essersi sempre voluto mettere in prima linea in qualunque periodo artistico della vita dei Guns, atteggiamento che merita sicuramente un certo rispetto almeno per il coraggio dimostrato, in particolare all'interno di quelle situazioni che non avevano decisamente sorriso alla buona stella della storica formazione a stelle e strisce. E anche nella battaglia contro le singhiozzanti major dei nostri giorni, oramai divenute un vero e proprio teatrino narrato in storie di estenuanti rinvii come quelli relativi all'album ivi discusso, il buon Mr. Rose ha chiaramente acceso le luci verso la propria testarda determinazione posta alla base di una precisa volontà, quella di far vedere la luce, in un momento o nell'altro, a quello che può ben essere considerato uno dei lavori maggiormente costosi ed attesi nel lungo cast ad opera delle grandi multinazionali discografiche. E quindi? E quindi nulla, perché 'Chinese Democracy', alla fin fine, è un discreto disco. Certo si pone a millenni di distanza dallo stile e dall'attitudine un tempo alimentata dalla fame di successo dei componenti di un monicker più che ventennale, ma sa offrire in ogni caso alcuni interessanti spunti sonori, incastonati qua e là in una tracklist che muove i propri passi in direzioni talvolta inusuali e bizzarre. Chitarre più o meno hard-rock, influenze nu metal, sezioni ritmiche capaci di nuotare con diffidenza in psichelidici meandri rap, ed un approccio melodico che, nel suo peculiare chiaroscuro, sa affascinare di tanto in tanto con dei bagliori tutt'altro che ordinari. Della sudicia bastardaggine dei vecchi Guns, del resto, è rimasto ben poco, così come dei travolgenti ritornelli e dei ruspanti riffs di chitarra in grado di coniare una nuova strada per lo street americano figlio disastrato del più coinvolgente arena style, e questo per un motivo presto detto: i nuovi GNR altro non sono se non una incostante creatura figlia dei burrascosi rapporti tra un inimitabile Axl Rose e i vari guru della produzione ancora accasati nelle sempre meno accoglienti soglie delle major dei giorni nostri, colpevoli senza mezze misure di una situazione economica per loro compromessa dopo anni di bagordi e discutibile ingordigia. Un cd che mantiene qualche intelligente freccia al proprio arco, sempre però che venga considerato un capitolo a sé stante nella beneamata carriera discografica di uno dei gruppi più importanti nella storia della musica hard 'n' heavy.
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