GRENOUER: BLOOD ON THE FACE
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19/11/2013I russi Grenouer furono per chi scrive l’esempio di quanto l’Est Europa inglobasse i trend musicali del resto del mondo a distanza di qualche anno. La loro storia parte dal ’92, anno in cui un manipolo di musicisti decidono di mettere in piedi qualcosa che si avvicinasse al crossover/nu metal in voga in quel periodo. Col passare del tempo (e dei dischi) il loro sound mutò gradualmente, avvicinandosi al metalcore, all’heavy e persino all’industrial, agevolando la confusione all’interno delle menti dei fan e dei media. Problema non da poco insomma che andava in qualche modo risolto. A distanza di più di vent’anni dalla nascita eccoci di fronte – finalmente – a quello che dovevano essere dagli inizi i Grenouer, una band dedita a un modern rock piacevole e frizzante all’ascolto. “Blood On The Face” è il loro settimo sigillo discografico e sicuramente il miglior biglietto da visita da presentare al pubblico, un lavoro che evidenzia la maturità di questi musicisti e quella volontà – finora mancata – di prendere le distanze da ambienti poco consoni al progetto. Il risultato finale lascerà magari interdetti i vecchi fan, ma saprà sicuramente conquistarne molti altri, grazie a brani dall’anima rock che bene si adattano al DNA moderno ed elegante del gruppo di San Pietroburgo. Brani come “Midday Show” e “The Taste Of Misery” sono esempi di qualità e quantità in chiave artistica, brani dall’approccio heavy che sanno però essere efficacissimi attraverso melodie che rendono il tutto godibile persino ad un pubblico adulto. A mettere la ciliegina sulla torta ci pensa poi “All in the Suit That You Wear”, brano degli Stone Temple Pilots ben interpretato dai Grenouer. Una evoluzione interessante insomma, recepita persino da un’etichetta storica in chiave metal quale Mausoleum che – a sua volta – pare stia puntando molto su questo disco (e come dargli torto verrebbe da dire). La produzione gioca poi un ruolo chiave nella buona riuscita del tutto: alla produzione troviamo tre nomi noti quali Anssi Kippo (Children Of Bodom, To Die For…), Eddy Cavazza (dysFunction Productions) e Dualized, mentre il master è stato eseguito da Mika Jussila ai Finnvox Studio. Un poker d’assi a tutti gli effetti che ha dato al sound dei Grenouer molti punti a favore.
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