GODYVA: PLANETARIUM
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13/06/2008Secondo full-lenght per i Godyva, band formatasi a Bari nel 2000 e che presenta al pubblico il nuovo lavoro 'Planetarium': a ben guardare la loro biografia, non posso non notare che di esperienza da quando si sono formati ne hanno fatta, all’attivo hanno già un disco, 'In Good And Evil' del 2006, e la loro formazione è cambiata con l’entrata di Anto al posto del precendente chitarrista Frahn, ma soprattutto in sede live hanno avuto occasione di prendere parte ad eventi quali il Gothic Rave con i Theatres Des Vampires, il Dark Fest e il Total Metal Fest 2 assieme a Rage e Dark Funeral. 'Planetarium' è un disco buono, pieno di pezzi validi e convincenti, il cui sound sottolinea una caratteristica che li dissocia da molte band gothic europee cui solitamente si fa riferimento e che li rende più interessanti: la loro musica non presenta sinfonie intense o melodie struggenti e incantevoli allo stesso tempo, ma tende verso un gothic metal allo stato puro, che tanto ha fatto la fortuna di gruppi come Macbeth e Lacuna Coil. Quindi è difficile trovare delle vere e proprie ballad tra i tredici pezzi, ma rimarrete stupiti dal modo in cui suonano questi ragazzi: uno stile coinciso e soprattutto diretto, accompagnato dalla bellissima voce di Lady Godyva, dal timbro particolare e coinvolgente, affiancata in tre brani dal growl di Mike Tarantino dei Natron e dal cantante Luca Bellanova dei Starkiller Sound. Una pratica a cui non rinunciano, e che ha contagiato la maggior parte delle band, è quella dell’intro e dell’outro, da loro intitolati "W.A.I.H.T.L.I.H." e "H.I.L.T.H.I.A.W." e che diventano comunque dei buoni pezzi, con quella melodia misteriosa, il suono delle goccie d’acqua che cadono e la voce della cantante. "The Ark" è il primo pezzo cantato che ci da un assaggio dello stile dei Godyva; "Innocent" cattura la nostra attenzione per le sonorità delle tastiere di Botys e dove vediamo la prima apparizione di Mike. Seguono la malinconica "Mary In Blood", la potente "Deep Inside" e la titletrack "Planetarium", mentre "My Inner" e "No Fault" hanno un qualcosa di anni 80 nelle melodie e nei ritornelli. Chiude il disco una bonus track, la versione acustica di "Innocent", dalle tinte più soft rispetto all’originale. Un buon lavoro per i Godyva, che continuano il loro cammino nella direzione giusta.
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