GENERATION RADIO: Generation Radio
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02/08/2022Quando il pregiudizio è preclusione, è fissazione su preconcetti negativi, una sorta di regola non scritta per noi scribacchini pervade la nostra mente, quando una serie di musicisti dal curriculum vitae artistico più o meno altisonante si unisce sotto un nuovo moniker promettendo livelli ed emozioni degne dei vecchi cari tempi oramai andati, irripetibili per certi versi. Tale concetto può bollare una buona parte di super gruppi o definiti tali che negli anni non hanno lasciato cicatrici tramite sforzi profusi in note; il più delle volte hanno fallito; vuoi per mancanza di ispirazione, di personalità, per una forzatura nel dover provare a ripercorrere sentieri già perfettamente delineati 30/35 anni or sono. Ed ecco arrivare ai nostri padiglioni l’eccezione per mano dell’infaticabile Frontiers. I Generation Radio nascono nel 2020, radunando insieme all'inflazionato Dean Castronovo (Journey, Revolution Saints) nomi importanti, ma meno ricercati, almeno nell’ultimo ventennio, come Jason Scheff (Chicago) e Jay Demarcus (Rascal Flatts). Un disco estivo, fregiato di buoni sentimenti, ispirato, scorrevole e specialmente vario sin dalle prime battute. Dal singolo “Why Are You Calling Me Now” il flavour dell’easy listening permane e persisterà, rinvigorito e arricchito da spunti strumentali di ottima fattura. Segue “Angels”, squisito slow song che vede i due vocalist alternarsi tra strofa e ritornello. Navighiamo in coordinate care all’AOR made in USA tra Journey e Chicago, rivisti con suoni propri del ventunesimo secolo senza tralasciare i colori tipici dei Night Ranger (“All Night To Get There”), o ballads alle quali Dean Castronovo ci ha abituato con gli ottimi Revolution Saints (“Don’t Go”). L’acustica “Anything But Us” mette in risalto lo stato di grazia dei musicisti coinvolti. Funziona e bene l’alternanza dietro al microfono dello stesso Dean, ad oggi più libero di muoversi senza eccessivi riferimenti (“Time To Let It Go”, pomp rock in stile Giuffria), con il timbro mutevole di Jason Scheff (il light blues di “Smoking”). Se solo tutti i side project (o supergruppi come preferite) suonassero così…Un’ottima compagnia per questa prima parte d’estate, finirà nella top ten di molti di noi a fine anno.
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