FIRST SIGNAL: Closer To The Edge
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06/04/2022Come nel caso dei Find Me, Frontiers procede stabilmente ne la pubblicazione di inediti di side-project che negli ultimi anni hanno colmato (a volte saturato) l’universo del melodic rock. Parliamo dei First Signal, arrivati oggi al quarto capitolo del binomio Harry Hess/Daniel Flores; progetto nato nel 2010 che vedeva affiancare il cantante degli Harem Scarem a Dennis Ward, sostituito a partire dal secondo lavoro dal polistrumentista svedese. Musicalmente parlando siamo lontani dalla band madre Canadese sopracitata. Non giriamoci intorno, gli Harem Scarem rimangono un capitolo superiore (migliore, senza se senza ma), fortemente legato al chitarrismo moderno e melodico di Pete Lesperance, unico nel suo genere; il writing style di Daniel Flores rimane confinato a territori più soft, “AOR Edge”, dove la voce del cantante dell’Ontario trova comunque coordinate ideali ben coniugate al suo timbro. Non siamo a cospetto di un disco must-buy ma dinanzi a un lavoro sì prevedibile, che segue l’orma tracciata dai capitoli precedenti, ma comunque in grado di regalare buone emozioni ai collezionisti tuttologi volenterosi che devono possedere interi cataloghi o quasi. La formula è costituita da tessiture strumentali armoniose alla ricerca del ritornello vincente, tastiere avvolgenti e riff di chitarra semplici e moderni. Ogni singolo strumento non si complica la vita, non si perde dietro a virtuosismi, ma nell’insieme crea un impasto sonoro ricco di dettagli da andare a cogliere. Se da un lato è vero affermare che mancano episodi che tolgono il respiro, dall’altro non possiamo bollare come insufficiente alcuna di queste undici canzoni. Pertanto risulta difficile andare a scegliere episodi piuttosto che altri, tanto è compatto e tanta è minimale la differenza tra i singoli capitoli. Per gli amanti delle ballad “One More Time”, “Angel With a Rose” e “Got To Believe” sono episodi slow riusciti, in grado di portare la mano verso l’accendino. Tra i brani più tirati, Palace oriented, troviamo la title track, la vagamente Survivor “I Don’t Wanna Feel The Night Is Over”, oppure “Don’t Look Away” memore della lezione dei Pride of Lions. ‘Closer To The Edge’ non può essere elevato oltre aggettivi quali, carino, passabile, grazioso. Facilmente verrà dimenticato dai più; degno di nota sul medio lungo periodo esclusivamente per il lavoro svolto dietro al microfono da Harry Hess e per qualche intuizione artistica azzeccata qua e la lungo l’airplay.
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