FATES WARNING: A PLEASANT SHADE OF GRAY
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13/12/2009I Fates Warning sono stati per anni una delle band più interessanti nell'ambito del prog metal, grazie alla loro capacità di creare musica prog molto introspettiva e ricercata. Oramai è qualche anno che la band è "a riposo", l'ultimo disco è del 2004, e durante questo periodo i vari musicisti si siano dedicati a progetti paralleli (es. OSI, Redemption) anche se girano delle voci che indicano il 2010 come l'anno dove vedrà alla luce un loro nuovo disco. Oggi per la nostra webzine facciamo un salto indietro nel tempo e ci fermiamo al 1997 quando i Fates Warning pubblicarono l'album 'A Pleasant Shade Of Gray'. Il disco è un concept album interamente scritto dal chitarrista Jim Matheos ed ha la caratteristica di essere composto di un'unica suite, logicamente con lo stesso titolo, di oltre 50 minuti complessivi. Come spesso hanno fatto anche questo disco sia musicalmente che a livello di testi è molto particolare e vuole raccontare la vita di oggi sottolineando come spesso non si abbia più possibilità di scelta (come canta Alder: "So where do we begin... And what else can we say... When the lines are all drawn What should we do today ?"), dove i rimorsi per quello che è successo (o non successo) sono tanti e ci accompagnano per sempre nella nostra vita. La musica scelta per accompagnare questi concetti è chiaramente molto cupa e melodica, con alcuni picchi di forza nei momenti di maggiore enfasi e la resa complessiva è qualcosa di veramente toccante in certi passaggi. Il tutto anche grazie all'ottima partecipazione al disco di un Kevin Moore uscito da non molto dai Dream Theater. Per tutta la durata del disco ci si ritrova a seguire senza sosta l'ottima prova vocale di Alder e le stupende trame tessute da Matheos e Vera, lasciando la mente spaziare sulle idee e le considerazioni indicate nei testi. Come avrete capito da quello che ho scritto sopra ci troviamo di fronte ad un disco che, oltre ad essere probabilmente il migliore mai prodotto dai Fatew Warning, è da considerarsi una pietra basilare del prog metal. Uno di quei dischi che va per forza ascoltato e che difficilmente deluderà (poi i gusti sono sempre personali e magari a qualcuno non piacerà la scelta musicale molto cupa e i testi indirizzati ad una ricerca interiore): quello che potrebbe diventare un ottimo compagno di viaggio per momenti maliconici, magari guardando la pioggia cadere da dietro una finestra.
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