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DOOMSWORD: LET BATTLE COMMENCE

data

04/10/2003
90


Genere: Epic Metal
Etichetta: Dragonheart
Anno: 2003

Non potevo crederci. Assolutamente no. Appena finito di ascoltare per la prima volta l'appena comprato "Let Battle Commence", sono rimasto a bocca aperta. Stordito, confuso, quasi dispiaciuto. Non era semplicemente possibile che i Doomsword mi avessero deluso! Non capivo dove fossero finite quelle atmosfere mitologiche, quei ritornelli potentissimi da cantare a squarciagola, quei momenti di pura e classicissima epicità. Ci sono voluti due giorni di assidui ascolti per capire il senso di un'opera che finalmente consacra la personalità di una band che fino ad ora era stata fin troppo dipendente da stilemi altrui. Chi se lo sarebbe aspettato? Dopo gli esordi di epic metal tout-court, corale ed altisonante sulla scia di Bathory e Manilla Road, i nostri ci propongono qualcosa di completamente diverso: Deathmaster e compagnia si cimentano stavolta con un epic metal cupo, lento, introspettivo, a tratti disperato, a tratti angoscioso, a tratti mistico ed enigmatico. Riff monocorde e massicci si alternano a cavalcate bellicose ma stranamente cupe e dissonanti, melodie inusuali e stranianti vengono spezzate da assalti rabbiosi e da rallentamenti doomish. Il disco, nonostante ad un primo ascolto possa apparire monolitico e giocato su tempi fin troppo lenti e soluzioni ripetitive, è infatti pieno di trovate nuove e sorprendenti, in particolarmodo a livello melodico. Troviamo tutta una serie di fantastici cambi di tonalità che se rendono il tutto meno diretto e comprensibile, sicuramente donano un nuovo spessore alla musica della band italica, allontanandola dall'ovvietà senza impoverirla di sentimento. La vera pecurialità del disco sta però nel mescolare alla perfezione atmosfere corali ed epiche (come quelle del trionfante chorus di "In the Battlefield") a momenti riflessivi e introspettivi (vedi l'arpeggio di "Heathen Assault"). Il tutto culmina in particolare in un pezzo, quella "Deathbringer" che si candida tra le migliori canzoni mai composte dai nostri: un riff granitico e sulfureo si interrompe bruscamente, e mentre tutti noi ci aspetteremmo un anthemico intermezzo della possente voce di Deathmaster, il nostro vichingo improvvisamente intona una melodia tristissima, malinconica e dolce, mostrando un insospettabile eclettismo e riunendo nel magnifico refrain, "Blood on my Hands!" tutto lo spirito di un pezzo che, contrariamente a quanto ci si aspetterebbe dal titolo, è l'immaginario e accorato dialogo tra un guerriero e la donna del suo nemico appena ucciso. Alla fine, quello che meno funziona in questo disco sono i due pezzi più tradizionali, "The Siege" e "Blood Eagle" (che comunque contengono riff e melodie a dir poco pregevoli), il resto è un vero manifesto di epos intenso e introspettivo. Fino ad ora i Doomsword ci hanno sbattuto in faccia senza alcuna riserva una carica battagliera spietata e devastatrice, ora sembra che la loro infinita battaglia sia giunta al punto in cui l'epicità non è solo cantata da spade insanguinate e da asce schiantate sugli scudi, ma assorbe le anime dei guerrieri e canta con loro tutta la sua potenza evocativa e tutta la sua disperazione introspettiva e misteriosa. Ascoltandolo, non si ha più soltanto la sensazione di trovarsi nel bel mezzo di una battaglia. A tratti, ci sentiamo nei panni del re che contempla la sua disfatta dall'alto delle mura, o nei cupi pensieri del guerriero tormentato, insomma, immersi in tutto quello che meno ci aspetteremo dall'epic metal. "Let Battle Commence" è proprio questo: un disco da capire con attenzione, perché il suo valore non è come in precedenza messo bene in evidenza sugli scudi, ma è sepolto sotto strati di visioni tristi, minacciose e inquietanti, che rendono questo concept sulla conquista vichinga di York molto più della solita epicizzazione storica. Grande, grande, e ancora grande.

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