DGM: Tragic Separation
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03/11/2020Grande traguardo per la storica band di origini capitoline Dgm, che giunge in ottima salute al decimo disco, potendo contare su una solidissima formazione, ormai stabile dal lontano 2007, puntellata sul chitarrismo del fenomenale Simone Mularoni e sulle vocals dell'ex Mind Key Mark Basile. Ed è proprio con il riffing feroce e claustrofobico del chitarrista che il disco ci da il benvenuto con "Flesh And Blood", che mostra un motore esecutivo oliato alla perfezione, che non lesina in tecnica (solidissima sezione ritmica, assoli e ritmiche pazzesche) ma risulta granitico, compatto e tutt'altro che dispersivo. Lo stile è sempre quello che abbiamo imparato ad amare, ovvero un prog power metal di chiara influenza Symphony X/Dream Theater, sempre più maturo e bilanciato in tutti i suoi aspetti. La tracklist procede solida e coesa, con sugli scudi pezzi come "Surrender" (con un Mularoni assurdo, da lode con menzione), la serrata "Hope", la variegata title track o la tirata "Stranded", tutte magistralmente eseguite e caratterizzate dalle linee vocali di un Basile in formissima. Il cantante napoletano, infatti, è sempre in grado di stemperare l'aggressività di chitarre e sezione ritmica con linee vocali spesso ariose e catchy, a livello di bridge e refrain, con il risultato di "aprire" il sound rendendolo accattivante nella sua complessità. Le caratteristiche descritte continuano ad evidenziarsi positivamente proseguendo l'ascolto, con la melodica "Land Of Sorrow" e la letale "Turn Back Time". Arrivati alla fine del viaggio con la conclusiva "Curtain", qualcuno potrebbe lamentare, paradossalmente, un'eccessiva "perfezione" del suono Dgm, a tratti veramente "chirurgico" e freddo (nonostante la marcata presenza di melodia), e non avrebbe tutti i torti, parliamoci chiaro...è pur vero che, d'altro canto, lo stile che contraddistingue e caratterizza la band negli ultimi anni è sempre stato questo, per cui i fan del genere avranno poco da criticare. Alla vostra sensibilità, quindi, il giudizio finale, per un disco che, dal punto di vista formale-esecutivo, è sostanzialmente inattaccabile, e posiziona nuovamente i Dgm nella serie A del genere, e non solo in Italia.
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