DGM: The Passage
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16/09/2016I DGM non necessitano di notorietà in ambito prog metal. Con ben otto album alle spalle ed una qualità sempre costante, la band romana si è fatta largo con merito all'interno della scena raggiungendo posizioni di tutto rispetto anche a livello internazionale. Con 'The Passage' i nostri arrivano al nono disco in studio ed al cambio di etichetta: dalla Scarlet alla Frontiers. Un passaggio importante dati gli standard dell'etichetta napoletana, ma ai DGM non mancano certo il talento ed il coraggio, e la band capitanata da Marco Basile non delude affatto le aspettative. Il disco è un concentrato di heavy/progressive moderno ed intenso in cui la voce grossa la fanno i brani, così melodici e potenti, super arrangiati ed eseguiti con una passionale naturalezza tale da dare la sensazione di ascoltare un album suonato quasi dal vivo. Costantemente in bilico tra opposte sfumature, 'The Passage' gode di un equilibrio a dir poco perfetto, così poco incline al colpo d'effetto, così smodatamente esposto al plesso strumentale. Tecnica e sudore, intrecci e scorrevolezza. Un continuio rincorrersi in cui la band tiene ben salde le briglie del concept, anche quando concede agli ospiti la scena come nel caso di "Ghost Of Insanity", traccia in cui compare Tom Englund degli Evergrey - e brano, tra l'altro, che sembra proprio uscito dal plettro dello svedese. Non c'è alcun dubbio, siamo di fronte ad un grandissimo disco in cui tutto funziona a meraviglia, in cui pare lampante il fatto che i DGM abbiamo davvero superato sè stessi: lodevole come non mai Basile al microfono, superlativo Casali alle tastiere, un demone della sei corde Mularoni, ed una sezione ritmica spaccaossa e fantasiosa allo stesso tempo. Poco da aggiungere, se non che il quintetto contribuirà con 'The Passage' a scrivere la storia del genere.
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