CHILDREN OF THE SÜN: Flowers
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30/07/2019‘Flowers’: album di debutto per gli svedesi Children Of The Sün. Nome azzeccatissimo per questa giovane formazione svedese che punta tutte le sue carte su un sound Hippie anni ’60 e ’70, come si evince subito dalla copertina, curata da Maarten Donders già artista per MaidaVale, Graveyard, Blues Pills e Chelsea Wolfe . Grazie alla vittoria del concorso musicale nazionale svedese Livekarusellen nel 2018 la band entra a far parte della batteria della “The Sign Records”. Dopo una Intro acustica, che verrà ripresa nel brano “Flowers”, è “Her Game” a darci il benvenuto in questo viaggio psichedelico, brano che già espone tutte le caratteristiche tipiche di questa band: melodie vocali sognanti, sezione ritmica pregna di groove e tastiere portanti. Con “Emmy” siamo già in piena contestazione, il sound è quello di Jefferson Airplane, Janis Joplin, Joe Cocker e la nostra immaginazione vola al movimento studentesco, all’opposizione alla guerra in Vietnam, Woodstock ‘69, insomma il viaggio è appena iniziato. Non mancano i riferimenti country/folk come in “Hard Working Man” tipici di The Allman Brothers Band. Una delle peculiarità di questa formazione è l’utilizzo sapiente della dolcissima ma anche carismatica voce di Josefina Berglund Ekholm che viene arricchita dai cori, ben costruiti, di Ottilia Berglund Ekholm e Wilma Ås, vedi i brani “Sunchild” e “Like A Sound”, in quest’ultimo il gruppo incede un po’ di più sulla scena con riff molto incisivo e straniante. L’album si conclude con la ballad “Beyond The Sound” che, col suo incedere, ci culla durante la prima metà del brano per poi esplodere in un crescendo vigoroso all’insegna di pace, amore e libertà. Con il ritorno dell’LP come supporto preferito da una buona parte degli ascoltatori, anche gli artisti, evidentemente, preferiscono un minutaggio più vicino ai vecchi album e in questo caso la scelta stilistica è molto azzeccata solo trentaquattro minuti di ascolto che volano in un attimo soprattutto per la qualità compositiva. In generale il disco rispecchia tutti i crismi del Rock Psichedelico avvicinandosi allo spirito tipico dell’epoca, forse la scelta stilistica di un approccio più orientato verso il pop fa mancare ai pezzi quel “graffio” e la “distorsione” tipici delle voci e delle chitarre che, invece, il genere richiederebbe. In ogni caso un album che viene dal cuore e dall’anima di ragazzi giovani che sentono un sincero legame con gli ideali degli anni ’60, ideali che, forse, stanno riemergendo dalle ceneri della storia proprio a causa di una situazione socio-politica, certo distante, ma ancora attuale, ricca di contraddizioni, violenza, incentrata sul dio denaro. Qualcuno dirà che nulla è mai cambiato da allora, ma questa musica forse potrà servirci da spunto per ricordarci i valori che quel movimento promuoveva e promuove tutt’oggi.
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