BRAINSTORM: Scary Creatures
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27/01/2016La nuova release dei Brainstorm non passerà sicuramente alla storia come una delle più scintillanti nel corso dei loro venticinque e passa anni di carriera, ma aiuta comunque a tenere alzato il vessillo del power metal made in Germany in virtù di un songwriting ben calibrato e un impatto decisamente forte, sebbene non si intravedano significativi sforzi nella ricerca di una evoluzione musicale. La strategia adottata dai due axemen Milan Loncaric e Torsten Ihlenfeld è grosso modo quella che è stata determinante per la riuscita di un album come il precedente 'Firesoul', ossia la combinazione di un US metal alla Metal Church che si evidenzia nei tratti più oscuri (si ascolti l'opener) con la classicità del power teutonico. Rispetto al passato più recente hanno accantonato quasi del tutto le parti orchestrali che davano un tocco più di classe (alla Savatage per intendersi), unica eccezione la teatrale title track dove Andy B.Frank si segnala per la spettacolare interpretazione; si preferisce puntare ad un approccio più fisico e true metal nel senso più classico nelle strofe e nei refrain, forse l'intenzione è quella di favorire l'ascoltatore nel metabolizzare il sound in tempi rapidi: zero fronzoli sia quando si deve randellare come nella veemente "Where Angels Dream", sia nelle concessioni alla melodia come in "We Are" dal contagioso coro o in "Sky Among the Clouds", quest'ultima fin troppo radio friendly. L'indice di gradimento non mostra flessioni nemmeno quando ci si imbatte nei due granitici mid tempo "Scars In Your Eyes" e "Take Me To The Never", non ci sono trucchi nè finezze, è tutto frutto della bravura dei singoli e di una produzione attualizzata che mantiene integro il loro trade mark. Un lavoro molto valido, non eccelso, realizzato forse con un po' di 'mestiere' da musicisti che non sono certo dei marziani ma che non difettano certo in esperienza e professionalità. Tuttavia, una maggior audacia nella elaborazione delle composizioni non sarebbe stata certo disprezzata e per questo non ci sentiamo di allargarci troppo nella valutazione, specie se dobbiamo usare come parametro di riferimento quel piccolo gioiello a nome 'Downburst' da loro pubblicato nel 2008.
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