BLACK HAWK: DRAGONRIDE
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14/03/2007Negli anni '80 un baldo gruppo di tedesconi se ne era uscito con un mini LP, "First Attack", che pur inserendosi egregiamente in una corrente al momento fertile, non fu funzionale al lancio effettivo della band. Oggi i Black Hawk tornano con una decina di inediti, conditi con nuove versioni di due pezzi "vecchi" suonate con la nuova formazione e l'intero suddetto EP in forma di bonus: in totale, trattasi di ben diciassette dico diciassette tracce di puro Heavy ottantiano, rockettaro, quadrato e ignorante al punto giusto. Ottantiano è inutile spiegare il perchè (diciamo che l'ibridazione tra Saxon e Accept avrebbe dato alla luce dei pargoli del genere); quadrato in quanto, molto teutonicamente, l'intero disco è strutturato secondo uno stile linearissimo, fatto di clichè dalla spiccata orecchiabilità. Rockettaro mi pare abbastanza chiaro, ignorante invece... beh, diciamo semplicemente che che "Go, dragon go, go go dragon go" è un discreto esempio di lirica. I testi sono effettivamente tra lo scadente ed il manowariano stereotipico, ma incastrati su una coppia di chitarre di questa risma e su una ritmica così regolare e prevedibile fanno un po' l'effetto di classici della portata dei "vecchi" De Majo & company. A livello di pezzi, pescare a caso nel mucchio è più che sufficiente a farsi un'idea del valore dell'intero album: lo stile è semplice e diretto, i fronzoli non si sa nemmeno dove stiano di casa; ciononostante, o forse proprio grazie a questo, i brani risultano godibili ed entrano facilmente in testa. La produzione non è certo delle migliori, ma l'atmosfera casereccia che permea il disco è alquanto godibile. Unico neo: alla lunga, un disco del genere, a causa dell'eccessiva semplicità, rischia paurosamente di sfondare nella noia. Un consiglio: è assolutamente un disco da sentire, ma probabilmente a piccole dosi.
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