AMORPHIS: SILENT WATERS
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16/09/2007Parto da questo concetto: squadra che vince non si cambia. Proprio da qui bisogna partire. La vittoria di "Eclipse" nel 2006 (più che una vittoria è da considerarsi come una vera e propria rinascita per i finlandesi) credo abbia rinvigorito una band che attualmente è una tra le più ispirate del continente. "Silent Waters" conferma lo stato di forma scintillante del sestetto che posa un'altra pietra nella già importante discografia. Una pietra pesante. Una pietra che assomiglia ad un diamante talmente luccicante da accecare il bramoso ascoltatore di turno. Il valore di questo cd è da ricercarsi nella dinamicità dei pezzi, nella varietà delle canzoni presenti, nell'ottima prestazione vocale di Tomi Joutsen (che ancora una volta si esibisce ottimamanete nel pulito e nel corsposo 'grunt') e negli straordinari arrangiamenti messi in campo, sia nella sezione ritmica che nelle melodie sprigionate dalle chitarre degli storici Esa Holopainen e Tomi Koivusaari ma anche dalle tastiere di Santeri Kallio, più presente ed avvolgente del solito. Il tutto, bisogna ammetterlo, è ottimamente amalgamato da una sontuosa produzione. Nulla è lasciato al caso, basta dare un'occhiata alla 'silenziosa' grafica della cover, ed i temi trattati, manco a dirlo ispirati dalla bibbia finlandese’, il “Kalevala”, sono in linea con le atmosfere ricreate. Oscure e minacciose in alcuni frangenti (vedi l'opener "Weaving The Incantation" con dei cori femminili a smussarne gli angoli e la successiva "A Servant"), delicate e riflessive in altri ("I Of Crimson Blood" su tutte) si insinuano tra le brillanti e melodiche "Her Alone" e "Black River", lo stupendo singolo "Silent Waters", la più caratteristica "Enigma" (ballata dall'animo fortemente folk nordico) e la trascinante "shaman" in cui ritroviamo il marchio inconfondibile del sound degli Amorphis. In questo cd c'è tutto quello che i fan della band speravano di sentire dal successore del grandioso "Eclipse" e, forse, nessuno si aspettava che questo parto potesse bissare, se non addirittura superare la bellezza incontaminata di quelle terre esplorate nel precedente lavoro.
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