ALCHEMY: Dyadic
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07/05/2019La seconda prova in studio degli Alchemy mostra in primo luogo la crescita artistica della band, decisamente più matura e tecnicamente più preparata. I nostri hanno sfruttato al meglio gli anni trascorsi dal disco d'esordio riempiendoli con determinazione e lavoro, ed i risultati sono evidenti in 'Dyadic', album ispirato che viaggia su coordinate tipiche dell'hard rock melodico ora adrenalico, ora raffinato. Tutti dettagli positivi che inevitabilmente dipendono in parte anche dal lavoro svolto dalla Street Symphonies e da chi ha seguito il gruppo da dietro la consolle, senza la cui professionalità non si sarebbe arrivati ai risultati odierni. Dal punto di vista dei contenuti il disco si assesta su una qualità media rilevante dove grinta e talento camminano a braccetto, ben dosati lungo il corso di brani dinamici e sorretti da linee melodiche efficaci. Tutto procede al meglio fino a quando gli Alchemy non si scontrano con il limite sottile che divide l'ispirazione dall'essere derivativi. A fine ascolto risultano ancora troppi i rimandi a realtà più blasonate, e risulta ancora troppo rigida la fedeltà ai canoni del genere: con più personalità e scioltezza nella scrittura si potrebbero raggiungere livelli più elevati degli attuali. Anche dal punto di vista esecutivo bisognerebbe osare di più, in particolar modo chitarra e tastiere dovrebbero essere meno timide in fase solista. Accorgimenti che col potranno di certo essere messi a posto perchè il tempo è dalla parte degli Alchemy. Nel mentre 'Dyadic' la sua bella figura la fa: vitamico e suadente, mostra il meglio di sè nella coppia di brani "Hero" e "Lost In The Dark", momenti in cui più che in altri il quintetto pare avere piena fiducia nei propri mezzi.
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