AA. VV.: CONTAMINATION FESTIVAL 2003 (DVD)
data
15/05/2004Dove ci sono schizzofrenia e sperimentazione c'è Relapse, una label che sin dagli inizi ha sempre guardato in "avanti" senza però dimenticare la tanto vituperata vecchia scuola. In questi 2 DVD vi è contenuta solo una parte del roster della label statunitense, ovvero quella parte che ha partecipato al Contamination festival 2003 , ma è sicuramente un buon modo per entrare in contatto con le varie realtà che Relapse si culla sotto le ali protettrici. DVD I Bill molto varia quella del primo giorno (18 gennaio 2003), si parte con gli allucinogeni Bongzilla, il loro stoner\sludge cadenzato riesce ad inebetire più di una decina di sigarette farcite con le famose foglie a 7 punte, e di marjiuana devono averne fumata parecchia prima del concerto visto lo stato in cui era Jeff (chittara). Un po' troppo statici per i miei gusti, ma sta di fatto che un pezzo come "Stone a Pig" riesce a trasformare il Trocadero Theatre (luogo in cui si è svolta la manifestazione) in una distesa di sabbia e cactus. Seguono gli Alabama Thunderpussy fautori di uno stoner\rock birraialo (la panza del singer Johnny penso parli da sola) che, a differenza dei precedenti Bongzilla, fa della velocità la sua arma vincente, e anche sul palco la band di Richmond è davvero esplosiva, sopratutto il frontman Johnny che salta ed headbanga in continuazione. Uno dei migliori gruppi del genere in circolazione, un pezzo come la "motorheadiana" "Motor-Ready" farebbe muovere il collo pure a uno in stato comatoso da cinque decadi, come si dice in questi casi: totali. Tocca ai Cephalic Carnage, ed è devastazione immediata. Questo gruppo risce a stupirmi ogni volta che lo ascolto ma dal vivo la band autrice di capolavori come "Conforming to Abnormality", "Exploiting Dysfunction" e "Lucid Interval" è semplicemente perfetta, il singer Lenzig (che in "Observer to the Obliteration of Planet Earth" duetta con Ben Falgoust degli ottimi Soilent Green) si agita e sbraita come un ossesso mentre i due chitarristi Zac e Steve si gettano continuamente a terra in preda a convulsioni. Ma chi fa veramente impressione è John che dietro alle pelli riesce a mantenere il busto immobile e a muovere solamente polsi e piedi, un automa non riuscirebbe sicuramente a fare meglio. La (non) musica dei Cephalic Carnage è un concentrato di brutal/grind sparato, intervallato da stacchi fusion, che dal vivo non perde minimamente potenza, anzi ne guadagna. Se "più in là" non ci fossero stati i Neurosis la loro sarebbe stata indubbiamente la migliore prestazione della giornata, (un)lucid interval. Dopo il disastro totale compiuto dai Cephalic Carnage tocca ai Mastodon cercare di riportare il festival nei livelli di "norma", i quattro sanno suonare e tengono discretamente il palco, i brani riporatati nel dvd, tra cui non poteva mancare "March of the Fire Arts" (di cui è uscito anche un video scaricabile dal sito della Relapse), vengono riproposti fedelmente e riescono a scatenare un pubblico pressochè immobile fino a pochi minuti prima. Il primo giorno viene più che degnamente chiuso dai Neurosis, da molti ritenuti i padri del post-core (dicitura che vuol dire tutto e niente), che riescono ad agonizzare i presenti con le loro trame apocalittiche tinte di bianco e nero, proprio come il "filmato" trasmesso sullo sfondo circolare. Sì perchè un concerto della formazione di Oakland è caraterrizzato dall'unione della parte musicale, che comuque mantiene il ruolo di protagonista, e di effetti visivi che ne amplificano la portata. Von Till, Kelly e compagni hanno carisma da vendere e la riproposizione di pezzi come "A Sun That Never Sets" e "Stones From The Sky" non può che mettere i brividi. Uno dei pochi gruppi che "invecchiando" si migliora, come un buon vino. DVD II Ad aprire il secondo DVD troviamo i Pig Destroyer, il gruppo di Scott Hall riesce "tranquilliamente" a sfogare tutta la rabbia e l'insanità mentale ampiamente presente negli album. Particolarità dei Pig Destroyer è la non presenza del basso, ma la 7 corde ( strumento poco adatto ad essere utilizzato solamente per eseguire due accordi e rapparci sopra) di Hall basta e avanza. Ottima presenza scenica di J.R. Hayes, buona partecipazione del pubblico e la violenza di "Trojan Whore" e "Piss Angel" sbattuta sui denti, questo è Grind, "this is art". I sucessivi Burnt By The Sun non vogliono essere da meno, pur proponendo un genere meno violento dei Pig Destroyer, i compositori della "colonna sonora per una rivoluzione personale" si cimentano in uno "show" dinamico e tecnicamente eccelso (vedi ad esempio la serie di "slappate" di Patterson) e il pubblico scatena un putiferio, sopratutto quando viene riproposta "Dracula With Glasses". Ma l'inferno vero e proprio lo si vede quando salgono sul palco i Today Is The Day, che sfornano una prestazione a dir poco distruttiva. La furia maniacale di Austin dal vivo ha modo di sfogarsi, non si può chiedere al reverendo di dialogare con il pubblico mentre è in pieno sfogo, presentazione iniziale e saluto finale con in mezzo la misantropia di pezzi come "The Man Who Loves to Hurt Himslef". La proposta dei sucessivi High On Fire è stoner\doom scolastico, caraterizzato dai soliti stilemi del genere, riff catacombali uniti ad un'attitudine da rockers. Il buon Matt, per non smentirsi, sale sul palco completamente sbronzo, tanto da ciccare clamorosamente l'attacco di "Blood From Zion", ma alla fine è giusto così. Il tipico concerto da seguire in un pub, magari con una birra, un bicchiere di whisky (o entrambi) in mano. Concludono i Dillinger Escape Plan, gruppo che oramai viaggia sulla bocca di tutti, a ragione visto che la loro proposta sonora esce dai normali canoni di catalogazione senza incappare in quelle parti cervellotiche che tanto piacciono all'intelletualoide di turno. Hardcore, grind, free jazz e una carica live invidiabile, questa la ricetta di uno show dei D.E.P., possono non piacere ma dal vivo aprono il culo, questo va detto. Bonus Material Non è finita qui, la sezione bonus material contiene uno scorcio delle performance dei Daylight Dies (buon death\doom da lametta nelle vene), 27 (soporiferi come pochi, l'unica pecca di queto DVD), Dysrhythmia (trio che propone una sorta di prog\jazz davvero interessante, sopratutto nelle partiture di basso), The End (grind contaminato) più varie interviste ai protagonisti del festival e ai membri dello staff. Un "prodotto" da avere, sia se si conosce già il roster Relapse che se si vuole cominciare a sentire/vedere quello che la label statunitense ha da proporre, tenendo ben presente che il contenuto di questi due DVD è solamente la punta di quello che oramai è diventato un iceberg.
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