JESTER BEAST: Poetical Freakscream
Sono stati incisi tanti grandi dischi, innumerevoli top album, lavori che indiscutibilmente hanno fatto la storia e/o influenzato le generazioni successive che hanno ricevuto entusiastiche, ma quanto classiche recensioni. Considerato che si tratta dei "biggest records", (biggest perchè "grande" in tutti i sensi), abbiamo pensato bene di dare loro la giusta visibilità e la dovuta dimensione con speciali che provano a scavare in fondo fin dentro le viscere dei contenuti degli album.
Tra l'86 e il '90 quelli che secondo il mio umilissimo parere sono stati i migliori gruppi thrash metal italiani vennero su, chi più chi meno, a contatto con la scena HC, Braindamage e Jester Beast a Torino, a Pisa i Tossic (ma qui sono di parte) - con questo non voglio certo sminuire Bulldozer e Schizo (Extrema e Necrodeath mai stati nelle mie corde, sorry guys, no offence meant). Ecco, nel "chi più chi meno" i Jester Beast stavano decisamente dalla parte del "più". Rimasti nell'iconografia dell'HC italiano per il loro logo e il loro nome sul flyer del record release party di 'Little Dreamer' dei Negazione, nello stesso anno 1988 fanno uscire un demo, 'Destroy After Use', che attira l'attenzione di critica e pubblico e rimane un caso abbastanza unico nella storia del thrash metal italiano (i Cripple Bastard più di dieci anni dopo includeranno una cover di "Claustrofobic Autogamic" in 'Frammenti di Vita). Incisero il loro primo LP presso quegli West Link Studios (Pisa) legati a doppio filo alla storia di GDHC (GranDucato HardCore, per chi non sapesse), ma l'album uscì solo nel 91 per GLC records (vita breve, un pugno di uscite a coprire l'ultima fase dell'hardcore e del thrash anni 80, Jester Beast, Upset Noise, Braindamage). Durante e dopo l'incisione la band aveva attraversato un periodo di confusione e dissidi, e la masterizzazione finale di "Poetical Freakscream" finì per risentirne, mettendo in scena un suono ripulito che dava risalto soprattutto alla struttura progressiva dei brani. A cinque anni dalla fine della reunion della band Claudio recupera il vecchio tape del premix, che viene rimasterizzato e esce ora per FOAD con il titolo 'The Lost Tapes Of... Poetical Freakscream'.
Questo remaster rende piena giustizia all'album dopo 27 anni, facendo riapparire una traccia di chitarra svanita nella prima release e restituendo a questo classico dell'ultima fase del thrash metal mondiale nuova vita, potenza, energia, dimostrando che il gruppo pur allargando il suo approccio al songwriting era rimasto fedele all'estremismo sonoro di "Destroy After Use". Oggi come allora l'album non ha filler, non c'è un singolo brano che non funzioni alla grande. Oltre ai classici "Mother", "Claustrophobic Autogamic", "D.A.U." il remix mette in risalto le qualità fuori dal comune di "Freak Channel 9", "Jester Day", "Swan Ain't Die". Ma tutto l'album, nel suo intero si merita lo statuts di classico. La nuova edizione FOAD include l'album in vinile, in CD che comprende il rimasterizzato di D.A.U. già rifatto da FOAD qualche anno fa, dei brani dal vivo e degli inediti più un booklet di 13 pagine. Tanta, tanta, tanta roba.
Voto: 90
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