GARY MOORE: Run For Cover
Sono stati incisi tanti grandi dischi, innumerevoli top album, lavori che indiscutibilmente hanno fatto la storia e/o influenzato le generazioni successive che hanno ricevuto entusiastiche, ma quanto classiche recensioni. Considerato che si tratta dei "biggest records", (biggest perchè "grande" in tutti i sensi), abbiamo pensato bene di dare loro la giusta visibilità e la dovuta dimensione con speciali che provano a scavare in fondo fin dentro le viscere dei contenuti degli album.
Irlandese di Belfast. Il carattere indomito e passionale di Gary, il suo incondizionato amore per la musica e per la sua fidata sei corde (la leggendaria “Les Paul” della Gibson), una sensibilità ed una sincerità artistica fuori dal comune tipiche di quelle persone che ti fanno stare bene anche solo sapere di tenerle metaforicamente accanto disegnano la figura di un musicista a dir poco unico nel suo genere. Gary ha sempre goduto dei favori della critica e degli ascoltatori e album come 'Corridors Of Power', 'Victims Of The Future”, lo spettacolare live 'We want MOORE!!!' deliziarono la prima metà degli ’80 con scariche di adrenalina, elettricità cavalcante e fluenti lacrime generate da ballad romantiche e drammatiche e guitar-solo che definirli commoventi appare riduttivo. Il disco in questione, a furor di critica (e non solo), è considerato un album assolutamente “da possedere”. I perché sono così manifestamente espressi in “Military Man”, brano cadenzato ed alternato da una parte centrale riflessiva, seguita poi da un solo da brividi. Canzone pacifista (cover dei Grand Slam, band che Lynott formò dopo lo sciogliemento dei Lizzy e qui intepretata dallo stesso Lynott), dal cuore arrabbiato ed addolcita da una struggente sfumatura malinconica che richiama in vita il rammarico di non aver potuto fermare gli eventi portatori di assurde tragedie. Con lo stesso impeto, ma con maggior carica emotiva si muove la mitica “Out In The Fields” (altro brano dedicato alla tragica realtà di quegli anni in Irlanda), cantata in un duetto imperdibile con Phil Lynott: un ritornello, un assolo ed un'espressività dirompenti. “Empty Rooms” è un altro brano storico, ballad per eccellenza che alimenta vibrazioni e malinconie autunnali e che sprigiona ancora più magia dal vivo ('We Want MOORE!!!') quando Gary si esibisce in un lunghissimo assolo trabordante di sentimento. Momenti ispiratissimi sono “Nothing To Lose”, “Reach For The Sky” e “Out Of My System” (con la partecipazione di un grande Glenn Hughes dietro al microfono), in cui è sempre la chitarra di Gary a farla da padrone, tagliente, ma sporca, corposa, ma lacerante, che tesse trame armoniche e riff in quantità industriali. Tutto questo mentre "Listen To Your Heartbeat”, semi-ballad che raccoglie i pezzi di memoria perduti per strada, chiude un lavoro che colpisce direttamente al cuore, un album che sprona lo spirito e lo invita a riflettere prima e ad agire poi, un disco per chi ama stile e tecnica e per chi cerca un carico di emozioni pronto a travolgerlo. Un disco da avere ad ogni costo.
P 1985 EMI Records
Neil Carter: Guitar, Keyboards
Bob Daisley: Bass
Glenn Hughes: Vocals, Bass
Phil Lynott: Vocals
Gary Ferguson: Drums
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