VOIVOD: VOIVOD
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13/03/2003All'indomani della fuoriuscita di Jason Newsted dai Metallica, molti si chiesero i motivi ti tale split. Molte domande e polemiche si sono spese in merito a tale faccenda, ma come spesso accade è bene lasciar parlare la musica per spiegare a tutti il vero significato delle cose. Certamente attendiamo tutti la nuova release dei 4 cavalieri di San Francisco (per ora ancora in 3!), per vedere se riusciranno a tornare in carreggiata dopo i due deludenti "Load" e "Reload" (almeno per i più nostalgici di certe sonorità thrash tipiche della Bay Area ed in particolare, del combo di Frisco). In ogni caso, il nuovo Metallica dovrà suo magrado fare i conti con questa uscita di casa Voivod. Le ovvie motivazioni di ciò sono da giustificare con la malsana abitudine di discutere su chi abbia effettuato la giusta scelta di percorso musicale. Analizzando lo svolgersi degli eventi di questi ultimi mesi ed ascoltando il nuovo prodotto targato Voivod, ci si può rendere conto di come la band canadese abbia voglia di consolidare la sua fama arrivando a toccare delle frange di pubblico che sino ad ora erano un pò distanti. Il sol reclutare Newsted ha certamente attirato l'attenzione di una grossa parte del pubblico e degli addetti ai lavori; se a questo aggiungiamo un notevole avvicinamento a quelli che sono i trend del momento, possiamo ragionevolmente pensare ad una specie di mossa commerciale velatamente negata dai diretti interessati. Ma veniamo ai contenuti musicali: certamente dei maestri come i Voivod non potevano svendersi banalmente e produrre un lavoro per i fan della cara Britney! Il CD si apre con un set di 4 canzoni dirette, pesanti e taglienti che nascondono una struttura semplice ma allo stesso tempo articolata (come poteva essere il contrario per una band come questa?). Il denominatore comune di tali songs è un gusto rock grezzo, portentoso con palese riferimento a certo punk non banale con sprazzi appena accennati di alternative (tanto per essere al passo con i tempi e con il pubblico a stelle e strisce). Si sente anche strisciare tra le note un cupo incedere di ritmiche sabbattiane, mentre in "Blame Us" la fa da padrona un riff molto pesante e cupo che ricorda tanto gli Slayer della "South Of Heaven" era. "Rebel Robot" ci restituisce in parte il vero vecchio volto dei Voivod, con un sound devastante ed ipnotico. Alla vena punk costante in tutto il disco si sovrappongono ed aggiungono degli elementi tipicamente prog/thrash e, permettetemi di asserire che Jason spacca veramente le ossa con il suo basso. In origine il titolo di questo brano era "Monsterman"...ci sarà pure un perchè! La sostanza non cambia di molto nei due pezzi successivi "The Multiverse" e "I Don't Wanna Wake Up", i quali non lasciano tregua alcuna dipingendo scenari desolati e pieni di rabbia con parecchi effetti di fondo a colorare un panorama post-industriale (non nel senso musicale del termine). Giusto il tempo di assaporare "Les Cigares Volants" con il suo gusto seventies vicino a certe contaminazioni punk/alternative, che si ritorna a bomba nel territorio tanto caro ai vecchi fans della macchina Voivod, con la progressiva "Divine Sun" e la marcia, pesante e veramente heavy "Reactor" (uno dei pezzi migliori di tutto l'album). In quest'ultima si intravedono riferimenti priestiani ed ottimi riff motorheadiani dal ritmo serrato e grezzo. Ma non finisce qui! "Invisible Planet" e "Strange And Ironic" ci donano ancora i veri Voivod power/thrash/psichedelici nella prima e progressivi su tappeti ruvidi nella seconda. In effetti "Strange And Ironic" è la mia song preferita: è un thrash/prog di quelli che raramente capita di ascoltare, con una perla di basso imperioso ma discreto del buon Jasonic. L'album si chiude con "We Carry On", un brano che rappresenta alla perfezione l'intero album. Esso contiene, infatti, tutte le caratteristiche peculiari delle canzoni di "Voivod"; è un pezzo diretto, punk, veloce, molto orecchiabile ed è a tutto tondo un esempio di gradevolissimo power. Non a caso "We Carry On" è stata scelta come primo singolo tratto dall'album. Al di là di tutte le nuove componenti presenti nel disco in esame, c'è da tener presente che il marchio di fabbrica è indelebilmente inciso tra le note di tutte le canzoni che lo compongono. In particolare è presente e si sente, quel clima apocalittico, devastato e devastante che solo i Voivod riescono a far percepire. Chitarre veramente drammatiche e sincopate, talvolta effettate tracciano scenari desolati dove le immagini di distruzione che si parano agli occhi fanno capire che dal nulla non vi è ritorno. La sezione ritmica è (ovviamente) perfetta e macina le note in modo imperterrito scandendo come un orologio svizzero, il conto alla rovescia per la fine di tutto. Ascoltando questo CD, la mente si sposta verso scenari di guerra...a ciò che rimane dopo una guerra, dopo una distruzione. Che questo ci venga utile in questi giorni in cui la pace vacilla pericolosamente! In conclusione si può dire che questo "Voivod" targato 2003 è un disco molto ma molto buono. Ha grinta, è ben suonato e si fa tranquillamente ascoltare anche da chi è profano al Voivod style. Lo stile è più stemperato rispetto ai classici del gruppo, anche se si arricchisce di elementi moderni pur rimanendo sempre su territori vicini al power/thrash dal gusto apocalittico. I pregi di questo disco: è molto vario, ben assemblato, compatto, non stanca e si fa gradire già dal primo ascolto. I difetti potrebbero trovarli solo i nostalgici delle vecchie sonorità del gruppo. Siamo abbastanza lontani da classici come "Rrroooaaarrr". I Voivod del 2003 sono meno intransigenti, meno violenti, ma fanno male comunque e sono perfettamente in linea con l'epoca attuale. Unica nota personale è che gli assoli di chitarra mi sono sembrati molto brevi ed incompleti; è come se il racconto si interrompesse di colpo...sarà forse fatto di proposito? Un brusco risveglio dai sogni o cosa?
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