U.D.O.: MASTERCUTOR
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17/07/2007L'intramontabile Udo torna con la sua nuova opera: "Mastercutor", folle frutto di genialità ed ispirazione. Concept anomalo, l'idea di fondo è quella di un quiz televisivo (con tanto di sigla iniziale e finale) che si snoda attraverso un delirio di brani come solo il signor Dirkschneider può scriverne. C'è una particolarità in questa piccola perla di circa cinquanta minuti: Udo suona da una buona ventina d'anni, e ci ha sempre mostrato una graduale evoluzione tecnica e stilistica; questa volta, se il livello brutalmente tecnico (la produzione) è sicuramente più che adeguato, è lo stile a lasciare di stucco. Non una crescita, non un salto, ma una vera e propria summa di tutta la produzione del nostro tedescone. Non è semplice dare una definizione univoca di un disco che, se da un lato prende le mosse dai lavori recenti ("Mission Number X" su tutti, ma anche "Thunderball"ed altri), dall'altro salta a piè pari nel passato remoto non solo di Udo, ma degli stessi Accept. Di questa tendenza è indiscutibilmente simbolo la conclusiva "Crash Bang Crash", brano che ricorda antecedenti grandiosi come "Fast As A Shark" o "I'm A Rebel" (più veloce, certamente, ma lo stile di fondo è quello). Ed allora ecco che "Mastercutor" incanta e trascina, tra brani potenti e cadenzati come l'incalzante "Vendetta" e pezzi più diretti e taglienti come "Master Of Disaster"; tra la ritmica rockeggiante di "Walker In The Dark" e le ballad "Tears Of A Clown" e "One Lone Voice". Segnalazione speciale per questi ultimi due titoli: pezzi profondamente diversi tra loro, "One Lone Voice" comunica un senso di maestosità ed orgoglio, lasciando la solitudine e la tristezza a "Tears Of A Clown". Le prestazioni dei singoli musicisti sono ottime, e la produzione riesce a renderne merito con la giusta valorizzazione dei suoni di ciascuno. Il risultato è un disco poliedrico, che senza cesure troppo nette riesce a trasportare in un delirio di stili vari e discontinui, senza pesare nè annoiare.
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