TOBY HITCHCOCK: Mercury's Down
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26/08/2011Toby Hitchcock è fantastico. La timbrica, l'estensione e le sfumature in suo possesso sono eccezionali. Nei Pride Of Lions ha dato prova di grandissimo valore donando uno straordinario valore aggiunto ai tre dischi in studio prodotti dalla band. Oggi, più maturo e conscio dei propri mezzi, prova a staccarsi dal suo mentore Jim Peterik per entrare alla corte di Erik Martensson, membro degli Eclipse (nonchè mastermind del grande progetto W.E.T), e nuova gallina d'oro del roster Frontiers. Chiariamo subito che siamo di fronte ad un qualcosa più pesante dei Pride Of Lions, abbiamo un mix tra W.E.T., Treat ed Eclipse, quindi una sorta di bomba ad orologeria. L'uno-due in apertura è un vero pugno nei denti, "Strong Enough" e "This Is The Moment" sono perle di rara bellezza per tiro, partecipazione e classe. Proseguendo nell'ascolto la ballad "One Day I'll Stop Loving You" e "I Should Have Said" (quest'ultima veramente stupenda), sono i punti più alti raggiunti da quest'opera. Nel mezzo vi sono brani di tutto rispetto che però fanno un attimo scendere il valore globale del disco, sorge a tratti una sorta di aria di ripetitività, la mancanza di almeno un'altra ballad, oppure "mini-opere" che avevano contraddistinto Toby ed i Pride Of Lions come "Music And Me", oppure "The Gift Of Song", avrebbero sicuramente giovato alla riuscita globale del disco. Nota di merito anche per la produzione, molto vicina al disco dei W.E.T anche se non raggiunge l'apice (Martensson ha fatto tutto da solo, dalla produzione all'esecuzione ed alla fine si sente). Un disco molto bello, ma dalle due facce: cinque/sei brani mostruosi inframezzati da brani buoni, non filler, ma nemmeno capolavori. Un Hitchcock comunque straordinario che, se solo ruiscisse ad essere più disinvolto sul palco invece di essere un palo, sarebbe veramente da olimpo del genere. Ci si aspettava un pretendente per il disco dell'anno, ma per le ragioni di cui sopra non ci si arriva. Per poco, comunque.
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